lunedì 9 novembre 2009

Strade

A volte sopraggiunge lo sconforto, al quale soccombi. Puoi passare ore e giorni e settimane a chiederti perchè stai così, ma non lo capirai mai. Poi passa, così come è venuto: senza spiegazioni. Come quegli uomini ai quali non puoi dire di no, quelli che ti fanno tremare le ginocchia, quelli che ami con la stessa intensità con cui li odi, quelli che entrano nel tuo letto senza chiedere permesso e ne escono senza degnarti di un saluto. Ma lo sconforto, quel bastardo, neanche la consolazione di orgasmo ti lascia.
Ci sono quei prolungati momenti d'inquietudine, durante i quali t'interroghi sul senso di ciò che fai, sulla reale utilità del tuo impegno, sull'incisività delle tue azioni, passioni e vocazioni. E ti sembra tutto rarefatto, sfilacciato, privo di sostanza. Forse non ti sei impegnata abbastanza? Forse non sei all'altezza? Forse non te lo meriti?
Forse non è la tua strada.
Poi lavi via i dubbi, ma non è facile. Ci sono persone che lavano lo sporco dalle proprie coscienze con molta meno fatica. Un po' le invidi, anche. Sono quelle che conducono la loro esistenza restando una spanna al di sopra di tutto, che guardano la merda attraverso una spessa vetrata deformante, quelle che non si torturano di fronte agli scempi dell'umanità perchè li eliminano con un'alzata di spalle, o al massimo con un bonifico di 10 euro a Natale.
Però, non avranno mai il fuoco nelle vene. Non avranno mai un turbine di progetti a dare un senso alla vita che scorre. Non avranno mai una passione che dona un secondo battito al cuore. Si perdono molte cose.
Mentre io perdo a volte il sonno, a volte la serenità, a volte la fiducia e a tratti la fede, loro perdono l'anima. La loro coscienza è una tazza del cesso: per non cadere nello sconforto tirano l'acqua. E così le cose che non vanno, quelle per le quali bisogna mettere mano non solo sul cuore ma anche sul portafoglio, quelle che fanno male agli occhi e trasformano i sogni in incubi, quelle che potrebbero minare l'equilibrio di una vita mediocre ma lineare vengono sotterrate negli scarichi delle fogne. Lì, dove alberga la loro coscienza.
Ma lo sconforto poi a volte viene anche dai sogni che tardano a realizzarsi, dal talento che stenta a palesarsi, dai problemi che si accavallano e rubano tempo agli appena citati sogni e talento.
Il rischio di soccombere definitivamente allo sconforto a volte è così palese da far paura. Ma finchè c'è il fuoco nelle vene e il secondo battito nel cuore sai di poterne uscire. Di poter fare e creare con fiducia. Di poter avere il talento di trasformare la tua passione in un mezzo e la tua vocazione in un fine. E la coscienza più pulita di una tazza del cesso.

2 commenti:

  1. Condivido e approvo...ma stai attenta a non "strafare", che l'impegno deve essere duraturo e non semplicemente intenso ;)

    RispondiElimina
  2. A me capita di guardare a quello che faccio sul lavoro e dirmi "Gian non hai capito un cazzo", ognuno ha il suo tallone d'Achille o meglio una sua croce da portare. Io a scuola mi sono divertito, ho preso il meglio di quella esperienza, poi nel lavoro il trend è cambiato e mi sto cuccando il peggio.
    Allora mi chiedo, ma sono solo momenti giuro, ma che cazzo studio, leggo o scrivo a fare? A che serve? Tanto poi la brava gente continua a crepare, di fame o di guerra, e io non sono in condizione di fare assolutamente nulla. Nulla. Tanto vedo i miei compagni di classe riuscire nel lavoro, vivere senza il patema di arrivare alla fine del mese. Eppure, eppure non mi sembrava di essere un totale pirla.
    Inizio a credere che in passato fossi un etilista e che val mi passasse taniche di grappa.

    RispondiElimina