giovedì 24 dicembre 2009

Tiriamo le somme.

C'è chi lo trascorre a nascondersi dalle bombe. Chi a lottare contro la malattia. Chi a cercare di vincere il freddo. Chi ad aiutare gli altri. Chi in famiglia. Chi in spiaggia.
Tanti modi di passare il Natale: alcuni scelti, altri imposti.
C'è chi ha perso la fede e la fiducia. Magari perchè ha seppellito la famiglia sotto le macerie del terremoto, o sotto il il fango dell'alluvione. O sotto i rottami di un'auto. O chi, semplicemente, si sente solo. E' solo (?).
E' stato un brutto anno per me. Sì, lo so, anche per voi. E' stato un brutto anno per tutti, vero? Un 2009 di lotte, di sacrifici, di sconfitte. Ma noi siamo qui, no? Ogni nostro giorno è un dono. Chi non c'è più, ora vive davvero. Il mio pensiero è lieto quando penso a chi ha lasciato questa vita. Il mio pensiero è triste quando va a chi vive ancora qui, in mezzo a noi, eppure sente freddo e fame e solitudine e dolore. A chi guaisce e ulula dietro le sbarre di un canile, a chi aspetta la morte nelle perreras, a chi vive per strada al freddo (sia costui uomo o animale).
Noi che scriviamo e leggiamo blog, non abbiamo freddo. Non siamo soli anche se a volte ci sentiamo così. Domani bene o male tutti noi mangeremo. Abbiamo il dovere di essere grati e felici per questo. Non abbiamo nemmeno il diritto di sentirci tristi per altri motivi. E se crediamo che questo mondo sia ingiusto e pieno di merda, allora rimbocchiamoci le maniche e insieme alla neve spaliamola questa merda. Ognuno di noi, io ne sono assolutamente certa, ha una vocazione. Abbiamo il dovere di seguirla. La mia vocazione è animalista, e il 26 e 27 dicembre lo passerò al canile. Chi ha altre vocazioni, le segua nel modo che crede più opportuno. E lo faccia sempre. Senza mai scordarsi di ringraziare Dio, il destino, Buddha, Maometto, sè stesso, la mamma, la dea Kalì o chiunque altro per tutto ciò che abbiamo. Per quello che non abbiamo, attreziamoci. Senza piangere una miseria che non c'è.

venerdì 18 dicembre 2009

Disortografia

La conoscete? Sono certa che della dislessia avete sentito parlare, anche se forse non ne conoscete a fondo i sintomi e le ripercussioni che questa può avere sulla vita quotidiana di un bambino, ma la disortografia? No eh?
Giuro che esiste, ma è davvero poco conosciuta e ancor meno studiata. Di fatto nelle forme più leggere non ha grosse ricadute nel quotidiano di un soggetto. A meno che questo soggetto non voglia fare lo scrittore...e lì casca l'asino. La mia è una forma molto leggera, che non ha alcuna ricaduta nel linguaggio, nell'apprendimento, nella lettura e nell'ascolto. La parola già aiuta un po' a capire di che si tratta: difficoltà nel tradurre il linguaggio parlato in qualcosa di scritto. Tutto ciò non è direttamente collegato alla calligrafia (anche se spesso chi ne soffre scrive come una gallina) o all'ortografia (nel senso di "conoscenza delle regole grammaticali"), ma a una tendenza nel commettere errori frequenti e ripetitivi. Io ad esempio non faccio che scrivere lgi anzichè gli, questo anche all'interno di altre parole. Inoltre tendo ad attaccare l'ultima lettera di una parola a quella successiva (esempio: l acasa). Questi sono errori che commetto prevalentemente a tastiera, perchè voglio digitare velocemente. Se scrivo a mano sono molto più lenta e quindi non commetto quasi nessun errore. LA mia forma è talmente leggera e sotto controllo che non mi ha precluso assolutamente nulla a livello scolastico (presente una secchiona? Ecco...), lavorativo e sociale. Grazie a Dio non ho alcuna difficoltà nella lettura, nell'ascolto e nell'apprendimento. Però...c'è un però. Io scrivo romanzi. Magari non li legge nessuno e nessuno li pubblica, però li scrivo. La disortografia mi rallenta molto e non sempre colgo gli errori perchè talmente radicati che il mio occhio li "aggiusta". Ora non è che sta cosa mi faccia disperare...però insomma, sarebbe meglio non averla per una che ha un sogno da realizzare che prevede il saper scrivere per bene!
Per darvi la dimensione (seppur minuscola) del problema: in queste poche righe ho commesso circa una quindicina di errori da disortografia. E di sicuro ce ne sono alcuni che i miei occhi hanno "aggiustato" e che quindi non hanno visto (ma che voi vedrete). Quindi è una bella rogna, mi fa perdere tempo e offre al mio fidanzato un sacco di materiale per spanzarsi mentre legge le mie mail. Ma, in fondo, non sarà certo questo a impedirmi di scrivere una serie infinita di romanzi (belli o brutti non saprei...o almeno non dovrei essere io a dirlo).

giovedì 17 dicembre 2009

Natale da cani

Il mio spirito natalizio è completamente azzerato, il mio morale sei piedi sotto terra. Se vi dovessi dire cosa è andato bene quest’anno, probabilmente farei scena muta. Ripercorro questi 12 mesi e vedo preoccupazioni, ritardi, questioni irrisolte, sacrifici, litigi e una quantità di guai che non sembrano voler conoscere una fine. Gli unici momenti nei quali davvero sento il cuore leggero e la mente sgombra sono quelli che trascorro al canile: al freddo, immersa nel fango e nella merda, con le orecchie congelate raggiunte dai guaiti delle uniche creature al mondo che amano incondizionatamente e che non si aspettano nulla in cambio. Se in alcuni casi il mio forte e costante impegno animalista è stato anche causa dei sopracitati guai, litigi e preoccupazioni, devo anche dire che forse è stata l’unica cosa che al contempo ha saputo rendermi felice, dandomi soddisfazione. Dalle persone ho ricevuto non poche delusioni, sia in famiglia che fuori. Ho vissuto e vivo ancora momenti nei quali avrei bisogno solo di un po’ di comprensione, e invece non ne ricevo, o comunque non abbastanza. Forse sono io la prima a non comprendere gli altri, e vengo quindi ripagata con la stessa moneta. E qui torniamo al solito discorso: esiste essere umano che sappia amare incondizionatamente? No.
Attendo questo Natale con un solo ed unico obiettivo: passare più tempo al canile. Questo sarà il mio regalo. Non voglio altro. Anzi, ogni altra cosa non solo sarà superflua, ma addirittura non gradita. Non voglio niente da nessuno, perché io non ho nulla da dare, nemmeno umanamente. Ormai sono vuota, e va bene così.

venerdì 20 novembre 2009

Vestita hai fame, svestita hai fama

No, dai, non ditemi che è retorica e che è tutto falso. No, non è tutto falso, anche se di certo non è tutto vero. Eppure, signori, questo è il messaggio che traspare. Di esempi ce ne sono a migliaia, volete un esempio? Lady Gaga. Dai, non fate finta di non conoscerla! Lei, proprio lei: la Poker Face perseguitata dai Paparazzi. Se sommiamo la stoffa che indossa negli ultimi 3 video arriviamo si e no ai 4 cm quadrati. Eppure, una manciata di anni fa, se ne andava in giro per i locali inglesi a cantare le proprie canzoni accompagnandosi da sola al piano, completamente vestita! Poco trucco, capelli scuri, jeans e una voce piacevole: lei era Lady Gaga. Ora? Beh, la vedete tutti (in tutti i sensi). Ho 25 anni e a volte mi chiedo davvero se sono così fuori dal mondo. Se non ho sbagliato tutto. Lady Gaga non è certo una Belen o unaYespica, quindi tutto sommato non serve nemmeno starci così bene dentro al perizoma. L'importante è indossare solo quello, o al massimo qualche altro cm di stoffa in qua e in là. Poi il gioco è fatto. E non ditemi che non darebbe soddisfazione perchè io sarei molto più incisiva in campo animalista con la sua popolarità e i suoi soldi...perciò probabilmente sarei contenta. Il messaggio sbagliato quindi non sta mica poi tanto nel mostrare il proprio corpo e guadagnarci i soldi, eh? Cioè per me una donna col proprio corpo ci può fare tutto ciò che vuole. Vuoi fare la escort? Bene, guarda fai bene! Esci con un vecchio rincoglionito, ti fai offrire i pasti, ti fai comprare abiti e gioielli, gli fai avere un brevissimo orgasmo (forse...ma forse non devi neanche entrare nella sua camera da letto) e alla fine ti intaschi anche 5000 euro. Allora chi è la testa di cazzo? Lei che giovane e bella si è divertita arricchendosi, o lui che vecchio e malconcio ha speso migliaia di euro per una giornata in compagnia? Lui, indiscutibilmente lui.
Quindi, è sbagliato quello che fa la ragazza? Per me no, lei è padrona del proprio corpo e ci fa quel cazzo che vuole.
L'errore non è lì...l'errore è nell'esaltazione mediatica e sociale di tutto ciò. Perchè poi succede che la tredicenne, o quattordicenne o quindicenne o chissà chi altro, si guarda allo specchio e ci vede qualcosa di sbagliato. Sbagliato perchè magari quelle gambe non sono abbastanza lunghe per infilarle dentro agli stivali che vanno di moda ora, sbagliato perchè magari quel sedere non è abbastanza tonico da essere inquadrato ogni 20 secondi dalla telecamera di Italia 1, sbagliato perchè magari quel seno non è abbastanza prosperoso per farlo saltellare nello studio del GF. Insomma mi sta bene che le belle ragazze scelgano di fare la escort piuttosto che la velina, mi sta meno bene che la sensazione, in questo Paese, sia quella che ci vogliano le tette di fuori anche per fare il chirurgo e l'architetto. E non voglio dire che per fare il chirurgo o l'architetto ci vogliano due belle tette, voglio dire che la sensazione è che le belle tette aiutino a diventare chirurgo o architetto oltre che velina. Sensazione. Atmosfera. Impressione. Probabilmente non è così, probabilmente non servono ste cazzo di tette per fare carriera...però questo è quello che traspare dalla società, dalla tv, dall'informazione. E poi le giovani ci cascano, eh? Ci credono, cazzo! Prima o poi ci cascano tutte. Tutte scartano il piatto di minestra per favorire l'insalata, tutte si cacciano due dita in gola dopo il dessert, tutte saltano il pasto perchè non sono riuscite ad andare in palestra. TUTTE. Almeno una volta. Questo è il problema. Nient'altro. Delle veline non mi frega niente. Dei trans nemmeno. Della ritenzione idrica...beh mi frega poco (se dicessi niente mentirei spudoratamente. Ma delle ripercussioni che certe tendenze hanno sui giovani mi frega. Dovrebbe fregare a tutti.

lunedì 9 novembre 2009

Strade

A volte sopraggiunge lo sconforto, al quale soccombi. Puoi passare ore e giorni e settimane a chiederti perchè stai così, ma non lo capirai mai. Poi passa, così come è venuto: senza spiegazioni. Come quegli uomini ai quali non puoi dire di no, quelli che ti fanno tremare le ginocchia, quelli che ami con la stessa intensità con cui li odi, quelli che entrano nel tuo letto senza chiedere permesso e ne escono senza degnarti di un saluto. Ma lo sconforto, quel bastardo, neanche la consolazione di orgasmo ti lascia.
Ci sono quei prolungati momenti d'inquietudine, durante i quali t'interroghi sul senso di ciò che fai, sulla reale utilità del tuo impegno, sull'incisività delle tue azioni, passioni e vocazioni. E ti sembra tutto rarefatto, sfilacciato, privo di sostanza. Forse non ti sei impegnata abbastanza? Forse non sei all'altezza? Forse non te lo meriti?
Forse non è la tua strada.
Poi lavi via i dubbi, ma non è facile. Ci sono persone che lavano lo sporco dalle proprie coscienze con molta meno fatica. Un po' le invidi, anche. Sono quelle che conducono la loro esistenza restando una spanna al di sopra di tutto, che guardano la merda attraverso una spessa vetrata deformante, quelle che non si torturano di fronte agli scempi dell'umanità perchè li eliminano con un'alzata di spalle, o al massimo con un bonifico di 10 euro a Natale.
Però, non avranno mai il fuoco nelle vene. Non avranno mai un turbine di progetti a dare un senso alla vita che scorre. Non avranno mai una passione che dona un secondo battito al cuore. Si perdono molte cose.
Mentre io perdo a volte il sonno, a volte la serenità, a volte la fiducia e a tratti la fede, loro perdono l'anima. La loro coscienza è una tazza del cesso: per non cadere nello sconforto tirano l'acqua. E così le cose che non vanno, quelle per le quali bisogna mettere mano non solo sul cuore ma anche sul portafoglio, quelle che fanno male agli occhi e trasformano i sogni in incubi, quelle che potrebbero minare l'equilibrio di una vita mediocre ma lineare vengono sotterrate negli scarichi delle fogne. Lì, dove alberga la loro coscienza.
Ma lo sconforto poi a volte viene anche dai sogni che tardano a realizzarsi, dal talento che stenta a palesarsi, dai problemi che si accavallano e rubano tempo agli appena citati sogni e talento.
Il rischio di soccombere definitivamente allo sconforto a volte è così palese da far paura. Ma finchè c'è il fuoco nelle vene e il secondo battito nel cuore sai di poterne uscire. Di poter fare e creare con fiducia. Di poter avere il talento di trasformare la tua passione in un mezzo e la tua vocazione in un fine. E la coscienza più pulita di una tazza del cesso.

martedì 13 ottobre 2009

Il fine e il suo mezzo

Io ho un sogno. Ce l'abbiamo tutti, credo. Chi non ce l'ha è certamente un tantino povero, forse annoiato. Ma io non mi annoio, perchè ci sono delle cose che devo assolutamente fare. Ormai lo sanno anche i muri: la mia passione è la scrittura, la mia missione è animalista. Quindi le due cose andranno a braccetto. Farò sì che l'uno sia il mezzo e l'altro il fine. Nel mio piccolo, ovviamente. Indi scriverò sempre: finchè mani, occhi e cervello mi consentiranno di farlo. Perchè ormai scrivo anche mentre dormo, le storie mi seguono nel buio della notte e colorano i miei sogni. La mattina conservo le atmosfere che poi riporto nei file di Openoffice nel corso della giornata, in qualunque attimo di respiro che il lavoro e la vita mi concedono. C'è chi dice che questo impulso della scrittura è sufficiente a fare di me una scrittrice. Può essere. Di certo non è sufficiente a fare della mia scrittura un mezzo. Non ancora, almeno. Ho tanto da imparare, ancora, tanto da studiare. Tante mancanze da sanare. Ma con impegno e passione mi approccio al mondo del web cercando di cogliere i frutti buoni che posso trovarvi. E così vago nei blog di chi la sa lunga, e le fila dei miei cavalieri jedi s'infoltiscono. Ma non è oro colato quel che scrivono. E' però sempre uno spunto importante, uno stimolo a migliorarmi. Forse anche grazie a loro un giorno la mia scrittura sarà il mio mezzo, forse un giorno i miei romanzi saranno all'altezza. E quel giorno, dovrò perseguire il mio fine: la missione animalista. Ma non posso aspettare e già ho iniziato da parecchio tempo. Chi di voi ha la sfortuna di avermi aggiunto tra gli amici di facebook già mi odia per i continui appelli alle adozioni di cani sfortunati che riempiono le bacheche. Lo so, può disturbare. Però a volte succedono i miracoli. Uno di questi porta il nome di Gattone. Questa creatura è stata trovata 4 giorni fa dilaniata da un'auto che l'ha investito in pieno, distruggendogli il muso. Nessuno si è curato di verificare se la creatura fosse viva o morta. Poi di lì è passata Francesca, ha visto che era vivo e l'ha portato in una clinica veterinaria. Lì non si è arresa di fronte ad un preventivo da capogiro che non offriva garanzie: bisognava ricostruire il musetto del micio senza sapere se sarebbe sopravvissuto, ma lei ha deciso di non abbattere Gattone. Francesca ha chiesto aiuto via mail a noi volontari. Io, senza alcuna speranza, ho aperto un gruppo su FB. Oggi, a 4 giorni di distanza abbiamo raccolto più di 600 adesioni e saldato la prima operazione e parte della seconda! Certo la strada è ancora lunga, ma abbiamo compiuto un bel tratto! Gattone è ancora critico ma siamo in tanti a pregare per lui. E io mi sento parte di questo miracolo, perchè le mie conoscenze hanno fatto sì che il gruppo crescesse come un fiume in piena portando donazioni insperate. Addirittura dal Canada. Ora, pensate: cosa avrei potuto fare se invece di Giulia Baroni fossi stata Ann Rice, Giorgio Faletti o Licia Troisi? Quanti Gattoni potrei salvare? Ecco, io realizzerò il mio sogno. E perseguirò il mio fine. Finchè avrò fatto qualcosa d'importante per la comunità. E se tra di voi c'è qualcuno che pensa che mentre io mi occupo di Gattone ci sono bambini in Africa che muoiono di fame...beh non avete capito niente di me.
Ah...a proposito...il mio primo romanzo (L'esercito di Gaia, destinato a un pubblico giovanissimo)sarà pubblicato (gratuitamente) da una piccola casa editrice . Sarà disponibile nel periodo natalizio. I miei guadagni saranno destinati alla questione animalista. Certo non potrò cambiare il mondo con una pubblicazione così piccina, ma almeno farò sì che fin da subito il mio sogno diventi un mezzo.

mercoledì 30 settembre 2009

In attesa dell'autobus

Vivo un momento di transizione. Mi sento come se fossi alla fermata dell'autobus, e questo non passasse mai. Allora aspetto, aspetto, aspetto. E vorrei mettermi a correre e mandare a fanculo l'autobus, almeno per sgranchirmi le gambe, per sfogare l'adrenalina. Ma non so che direzione prendere, nè dove voglio arrivare. So solo che l'autobus mi porterebbe nel posto giusto. Poi tutti dicono: aspetta, Giulia, aspetta. Arriverà il tuo momento.
E perchè ascolto gli altri? Perchè in fin dei conti siamo sempre lì: dove devo andare?
E accanto a me, con le stesse paure, gli stessi dubbi, la stessa adrenalina a infiammare il cuore c'è Paoletta. E allora so che io e lei non ci siamo incontrate per caso, che c'è qualcosa che dobbiamo fare, un posto dove dobbiamo andare. Abbiamo anche il biglietto, per quel maledetto autobus. Allora perchè non passa? Abbiamo forse sbagliato fermata?
Qualunque cosa accada, almeno avrò una compagna di viaggio. Se dovremo andare a piedi, almeno ci sosterremo. Se ci perderemo, avremo due paia di occhi e due cervelli da utilizzare per ritrovare la via giusta. Se qualcuno vorrà farci del male, ci difenderemo a vicenda. Quando pioverà, avremo qualcuno con cui danzare e cantare sotto la pioggia. Quando scenderà la notte, avremo qualcuno con cui strillare alla luna. Se arriveremo in cima, potremo condividere il panorama. Se non arriveremo in cima, avremo qualcuno con cui immaginare quanto sarebbe stato bello arrivarci, senza frustrazione e senza rimpianti.
E' bello non essere soli. Ma se passasse l'autobus e ci fosse posto per noi due, sarebbe anche meglio.

sabato 26 settembre 2009

Cody e gli altri cani di nessuno

Ieri sono andata al canile della mia città, per consegnare ai boss i libretti sanitari dei 7 cuccioli venuti da lontano e che proprio da noi hanno trovato una speranza. Anzi, già 5 di loro hanno trovato ben più di una speranza: hanno una famiglia. Sono molto orgogliosa del mio canile: è seguito da volontari VERI, che si danno da fare, che amano i cani, che fanno la differenza e che s'impegnano per ognuno dei pelosi ricoverati. Eppure è un canile, e non è il posto giusto per un cane. Dopo aver consegnato i libretti mi reco subito dai cucciolotti, che sono dei veri e propri tarantolati. Mi saltano addosso e mi riempono di coccole. Stanno bene, non sanno cosa vuol dire passare la vita in canile e io sono già contenta, perchè so perfettamente che a giorni se ne andranno via tutti, verso una vita di coccole e amore. Poi c'è Cody, e per lui è tutto diverso. E' un lupoide con molti tratti da pitt bull, di almeno 5 anni. L'ho cattato meno di un mese fa, insieme a un husky di 7 anni con una gravissima displasia e ad un'altra bastardona buona come il pane, cicciotta e anche lei non più giovane. L'husky e la bastardona hanno proseguito per altri lidi, Cody è venuto con me. E probabilmente resterà dov'è, perchè è un cane estremamente timoroso, buono con tutti, si fa sottomettere anche dalle femmine, ma non è giovane, non è bello, e l'ignoranza può far pensare che il suo timore possa sfociare in aggressività. Beata ignoranza. Mi sono avvicinata alla sua gabbietta che condivide con un'altra povera creatura di nome Giusy, e stavolta Cody mi ha riconosciuto. La prima volta non era uscito dalla sua cuccia: mi scrutava facendo capolino dalla porticina, ma non ha avuto il coraggio di uscire. Ieri invece appena sono entrata mi ha abbracciata con calore. Già da questo capisco che i volontari hanno fatto un lavoro straordinario in questi giorni. Sto lì con lui e Giusy un po', ma sono sola e non posso portare a passeggio Cody se non c'è nessuno che fa lo stesso con Giusy (per evitare che si sviluppino gelosie tra i due). Così dopo un po' esco dalla gabbia, faccio due passi e lo sento guaire, lo sento che mi chiama disperato e quando torno indietro si mette buono e scodinzola, come se il solo vedermi lì fosse per lui fonte di gioia. Entro di nuovo, sto un altro po', ma poi devo uscire. E di nuovo parte la sua disperazione, il suo pianto lacerante, lo vedo che quasi si arrampica sulla rete e vi giuro che in quel momento io mi sento morire. Non mi guardo indietro, perchè non vedrei niente di nuovo: solo sguardi rassegnati o disperati, a volte sguardi ancora speranzosi e raramente sguardi gioiosi da parte dei cuccioli, che non cresceranno lì perchè troveranno presto una famiglia. E' un bel canile il nostro, un canile dove non vengono distribuite solo crocchette e ripari, ma dove i volontari portano a passeggio i cani, dove c'è una zona di sgambamento desinata a tutti i pelosi a turno, dove c'è una zona di rieducazione, dove la veterinaria segue con rigore le condizioni di tutti. I cani sono amati, ma sono tanti, i volontari no. Allora passeggio ancora un po' per il mio canile, e vedo di tutto. Cani sequestrati, cani malati, cani estremamente aggressivi (vorrei sapere cosa gli hanno fatto per ridurli così. Anzi no, non voglio saperlo), cani rassegnati, cuccioli festosi, cani che mi chiamano, cani che scodinzolano...mi soffermo su un dalmata che mi viene incontro fiducioso.
Mi porti via, vero? Sembra chiedermi. E vedo che le zampe dietro sono disastrate, non so se è displasia, ma mi rendo conto che quando questo cane sarà anziano non potrà reggersi e avrà bisogno di un carrellino. Vedo pitt bull dalla dolcezza infinita, labrador che chiedono solo un minuto di gioco, rottwailer scodinzolanti. Anche cani di razza, quindi.
Come sempre il magone sale a chiudere la gola, due lacrime bagnano le guance, e con un senso di angoscia vado a casa. Però la prossima volta vado con Davide. Così lui prende Giusy, e io porto a passeggio Cody. Almeno questo.

giovedì 20 agosto 2009

il perchè dello sciacquone

Iniziai a scrivere il primo romanzo perchè ero ossessionata da un'immagine: vedevo una ragazza seduta accanto all'oblò di un aereo. Un'immagine assolutamente banale, del tutto distaccata dalla mia vita e decisamente non condizionata dalle esperienze di quel periodo. Allora ad un certo punto decisi che se vedevo sempre quella scena un motivo c'era, e così la scrissi. Poi mi chiesi dove andava quella ragazza, perchè ci andava e cosa stava pensando. La chiamai Kate, e da lì nacque il mio primo romanzo. Un romanzo ingenuo, ma che resterà sempre e per sempre il mio preferito. Quando lo finii (dopo numerose stesure) lo impacchettai e lo spedii per case editrici e concorsi. Ma lo feci con lo stato d'animo di chi tira l'acqua dopo aver fatto la pipì: ovvero come un qualcosa di automatico e giusto che non ha bisogno di riflessioni sulle eventuali conseguenze. Voglio dire: noi tiriamo l'acqua perchè è educato, ci è stato insegnato e per una questione igienica. Ma mentre lo facciamo non seguiamo il filo logico delle conseguenze che il tirare o meno l'acqua può comportare. Non ho mai visto nessuno soffermarsi con la catenella in mano e riflettere su quel che stava facendo. Ecco, quando spedii il romanzo non mi soffermai a rifletterci. Poi qualcuno cominciò a farmi qualche domanda sul romanzo e sulle sue sorti, e allora mi sorse un dubbio: e se poi divento la solita scrittrice mancata e frustrata? Ma grazie a Dio, non è così. Non sono frustrata, non m'importa della pubblicazione. Però ci provo lo stesso. Perchè? Perchè la pubblicazione dà soddisfazione? Anche. Perchè può portare soldi? Forse, ma in misura molto minore di quanto possa pensare la gente. Per una questione di prestigio? Fuochino. Non proprio per il prestigio, ma per la possibilità di essere qualcuno. Che brutta frase, eh? Ipocrita ed egoista. Ma non è così. Io voglio contare qualcosa per poter fare maggior propaganda in quel che credo. Io sono abbastanza informata su quanto di terribile succede in Italia e nel mondo a discapito del regno animale. So delle perreras, del canile di Rieti e di Cireale (e non solo), so cosa avviene negli allevamenti intensivi, so cosa succede nei laboratori della Friskies (e non solo)...sì so molte cose che altri ignorano e che sono ben felici di ignorare. E ne informo parenti e amici conoscenti e tutti coloro che incrocio nella mia vita. Ma non mi basta. Io voglio che lo sappia tutto il mondo, voglio far vergognare coloro che sanno e se ne fregano e voglio che chi ignora si scandalizzi. Voglio boicottare l'impero imprenditoriale dello sfruttamento e maltrattamento animale ma non posso farlo da sola. E anche se siamo in migliaia, siamo ancora pochi. Dobbiamo essere in milioni. E siamo onesti: se fossi davvero qualcuno, avrei molti più mezzi. Non sarebbe comunque sufficiente, ma aiuterebbe un po'. Quindi il motivo per cui non sono frustrata nonostante la mancata pubblicazione sta nel fatto che scrivo in primis per rispondere ad un bisogno primario al limite del fisiologico (come fare la pipì, appunto), e poi perchè faccio comunque del mio meglio per realizzare quello che la popolarità renderebbe solo un tantino più fattibile.
Ho da poco finito la prima stesura di un altro romanzo. Ci proverò di nuovo, anche se con modalità diverse. E quando giungeranno di nuovo silenzi o rifiuti, continuerò a non essere frustrata. Anzi, nel frattempo avrò già iniziato (o forse finito) il terzo romanzo che mi perseguita il cervello. Forse avrò anche salvato altri cani e gatti e conigli e polli e chissà quale altra creatura. E non c'è pubblicazione che tenga, di fronte all'eterna consapevolezza di aver dato gioia a chi non aveva più speranza.

lunedì 10 agosto 2009

Quelle maledette bastarde delle Parche

hanno scelto il tuo filo, e l'hanno tagliato. Un taglio netto, deciso, nessuna remora, nessuna incertezza. Così a 21 anni la leucemia ha obbedito alle sue padrone e ti ha spento per sempre in soli 6 giorni. Giusto il tempo di fare la diagnosi e rendersi conto che non c'era più nemmeno il tempo di prepararsi, di abituarsi, di avvisare. Solo il tempo di pregare, o di sbraitare contro un Dio incomprensibile.
Ci siamo salutati due estati fa, e abbiamo riso e scherzato sui reciproci matrimoni, sulle carriere, sui pic nic che avremmo fatto quando io e Davide saremmo tornati di nuovo in Puglia. Perchè torniamo spesso a trovarvi. E adesso sono incazzata perchè quest'estate non siamo venuti, non ci siamo visti e quindi non ci siamo salutati. E lasci Agnese. Perchè poi tutti noi sappiamo che la morte è un problema solo per i vivi. Tu, Donato, di problemi non ne hai più. Ma la tua fidanzata?
Sì, so cosa stai pensando. E lo sto pensando anch'io: potrebbe succedere a chiunque. Se accadesse a Davide, penso che morirei. Nell'animo di certo, nel corpo forse. Se accadesse a me, Davide sarebbe ugualmente disintegrato. Come difendersi da una cosa del genere? Eh, lo so: vivi ogni giorno come fosse l'ultimo. Mi sembra di sentirti mentre lo dici. Ma è una cazzata e tu lo sai. Non ci si difende da una cosa del genere. E così, ora, sono ancora fiduciosa che esista un Dio, e voglio anche avere la presunzione di pensare che sia addirittura un Dio giusto e buono, e provo con tutte le mie forze a convincermi che esista un motivo troppo profondo che io non posso comprendere per la tua morte. Ma sai bene anche tu che se le Parche avessero tagliato il filo di Davide io non vedrei nulla di divino, o di buono e nemmeno di misterioso. Vedrei solo un'immensa distesa di merda. Una distesa che tutti chiamano vita. Per ora riesco ancora a vedere una distesa di opportunità. Nel mio profondo egoismo mi auguro che le Parche stiano lontane dai fili delle persone che amo ancora per molto tempo. Si sono già portate via le colonne portanti della mia infanzia disturbata, causando un crollo terribile che mi avrebbe portata a soffocare in quella distesa di merda che poi è diventata una distesa di opportunità, se non fosse giunto Davide a tirarmi fuori. Per un po' vorrei essere lasciata in pace. Vorrei almeno l'illusione della tregua. Ma in fondo, non c'è nè pace nè tregua, finchè si è vivi. Basta la tua morte veloce e dolorosa a ricordarmi che la vita è un prestito non per chi la vive, ma per chi ci sta accanto. E i prestiti si sa, vanno restituiti. Con gli interessi.

martedì 21 luglio 2009

Canzoni che parlano di te

A volte accendi la radio, oppure metti su MTV. Ascolti una canzone, non è la prima volta che la senti ma forse è la prima volta che l'ascolti davvero. Non t'importa chi la canta, non t'importa la musica, t'importa solo quel testo. E ti vengono i brividi, perchè ti chiedi come sia possibile che quella canzone parli esattamente di te. Non potresti mai scriverla tu, perchè tu non sai parlare di te, perchè non vuoi parlare di te, perchè a volte hai paura. E anche se non lo sei, e SAI di non esserlo, puoi solo sentirti STUPIDA

Che stupida che sei
tu non impari mai
il tuo equilibrio è un posto
che tu passi e te ne vai
e più stupida di te
sappi non ne troverai
quelle tue paure inutili
non finiranno..
Ma che stupida che sei
stupida un’altra volta
che parli ad uno specchio
e mai alla persona giusta
e da stupida che sei
tu non farai mai niente
sei una persona tra la gente ma
la gente mente sempre
imparare da sempre
camminare da sempre
e non capirai niente
hai sbagliato da sempre
ed è inutile adesso
che ti guardi a uno specchio che non sa chi sei
a uno specchio che non sa chi sei.
Che stupida sei
che non ti sprechi mai
le tue poesie sono coriandoli
che non seminerai.
Se vuoi per ironia
che adesso è vuota
vengo da un palazzo buio ed ostinato
ma che stupida che sei
stupida un’altra volta
nuda di fronte a uno specchio
e mai alla persona giusta
e da stupida che sei
fai pure finta di niente
lui si riveste soddisfatto
e intanto sai che mente
sempre imparare da sempre
camminare da sempre
e non capirai niente
hai sbagliato da sempre
ed è inutile adesso
che ti guardi a uno specchio che non sa chi sei
a uno specchio che non sa chi sei
stupida
stupida…
Hai sbagliato da sempre
ed è inutile adesso
che ti guardi a uno specchio che non sa chi sei
a uno specchio che non sa chi sei..
una stupida.

mercoledì 1 luglio 2009

Non so dosare

i sentimenti. Lo so, lo so: i sentimenti non sono condimenti e non vanno dosati...eppure probabilmente esiste un limite oltre il quale sarebbe consigliato non andare. Io quel limite l'ho sempre superato. In me dimora l'amore più devoto così come l'odio viscerale. Il secondo in particolare può causarmi qualche problema. Un'eterna condanna all'inferno, ad esempio. Perchè il mio odio è sempre accoppiato con un insano desiderio di vendetta placabile solo ed esclusivamente con una qualche forma di giustizia (sia essa divina o indotta da....me!). Poi esiste il perdono. Io nella vita ho perdonato, ma devo dire abbastanza di rado. In generale, dopo lungo tempo e attenta autoanalisi, posso perdonare gli errori commessi in virtù dell'affetto e della buona fede. Diversamente, niente perdono. Non esistono attenuanti che vadano al di là di quelle appena citate. Nessuna, nemmeno la disperazione, l'abuso di alcol, l'abuso di droghe e qualunque altra cosa vi passi per la testa. La mia aggressività (perfettamente in grado di sfociare nella violenza) è quotidianamente repressa in varie attività quali il lavoro, la palestra, l'amicizia, la famiglia e soprattutto la scrittura. Questo perchè finora tutti coloro che ho odiato hanno avuto quel che si meritavano senza che io dovessi piantargli un pugnale al petto (cosa che mi ha fatto più volte pensare che una giustizia divina possa esistere) o più semplicemente non ho avuto modo di avere tra le mani costoro. Ma poniamo la possibilità che io mi ritrovi tra le mani un torturatore di anime innocenti legato e imbavagliato: cosa sarei in grado di fare? Credo proprio che mi guadagnerei a pieno titolo un bel posto in prima fila all'inferno. Ma tutto sommato mi starebbe anche bene, perchè accanto a me brucerebbero anche tutti gli altri farabutti del mondo e mi darei da fare a rendere ancor più difficile da sopportare la loro eterna condanna. Quello che infine mi stupisce è l'incapacità di odiare in maniera differente. Mi spiego: presente il tizio X che ammazza di botte il cane? E il tizio Y che violenta un bambino? Ecco, io sarei ugualmente brutale con entrambi. Tutto sommato, non vorrei nemmeno essere diversa da come sono. Voglio dire che non mi dispiace essere così aggressiva e violenta. Però mi dispiace che non mi dispiaccia. E con questo mi sono guadagnata una bella seduta dallo psichiatra.

martedì 23 giugno 2009

Prodigium - I figli degli elementi di Francesco Falconi

Premetto che questo è il primo romanzo di Falconi che leggo, e che quindi non mi è possibile fare alcun paragone con la saga di Estasia. Vi dirò di più: io di solito prendo in mano il primo libro di una saga solo dopo che è stato pubblicato l’ultimo, perché io odio aspettare. A questo punto mi pare ovvio che la sottoscritta ha acquistato Prodigium convinta che fosse un autoconclusivo proprio mentre nelle librerie usciva Estasia 3…insomma sono un po’ imbecille. Detto questo, passiamo a quella che è la mia personalissima opinione su Prodigium.
Mi è piaciuto. Ecco potrei finirla qui ma proseguo, perché io NON sono una tipa di poche parole. Dunque, per la trama è ancora un po’ presto, nel senso che questo romanzo è più che altro una lunga introduzione alla vicenda vera e propria: conosciamo i quattro prodigi, i loro poteri, incontriamo personaggi interessanti e senz’altro importanti per la vicenda e veniamo ingolositi su quella che pare una profezia incomprensibile e una serie di villain non ben identificati (ah sì, tra i buoni c’è un traditore). Una trama buona nella sua semplicità, anche se, devo dire, in alcuni punti poco chiara. Portiamo ad esempio una serie di frasi che parrebbero appartenere alla profezia e che incontriamo qua e là nel corso del libro: ecco…io quelle proprio non riuscivo a capirle. Ora, ovvio che essendo una profezia misteriosa non deve essere immediatamente comprensibile, però non deve nemmeno sembrare scritta in un’altra lingua. Temo che in alcuni casi si siano date troppe cose per scontato. Un problema a mio parere facilmente risolvibile nel prosieguo della saga, perciò non mi soffermo oltre.
I protagonisti mi piacciono: giovanissimi ragazzi dalle doti straordinarie con storie e caratteri molto diversi. Le loro caratteristiche sono molto ben delineate: l’insicura, l’arrogante, il secchione e il bravo ragazzo. Alcuni clichè in questi personaggi però non li ho graditi: la ballerina col piede storto, ad esempio, ci ha già scassato le balle per mesi e mesi su canale 5 con Maria De Filippi, e dato che questo romanzo non è scritto da Zanforlin avrei preferito non leggere questo particolare. Il secchione che è tale per attirare l’attenzione del padre è un altro tema ricorrente nei romanzi per ragazzi, così come la figlia dell’ubriacone violento che passa le giornate in strada e quello che vorrebbe piangere ogni giorno per l’abbandono della madre e soffoca le lacrime lavorando col padre. Però dobbiamo dire che queste situazioni erano funzionali al carattere dei ragazzi e al loro incontro, perciò accettiamolo come un dato di fatto senza lapidare nessuno.
Non sottovalutiamo i colpi di scena presenti nel finale, che però non posso anticiparvi altrimenti vi rovino la lettura. Diciamo che ce ne sono più d’uno, e sono tutti credibili e ben congeniati.
La scrittura è scorrevole, molto comprensibile (profezia a parte), tutt’altro che barocca (una scrittura barocca non c’azzeccava nulla in una storia come questa) e quindi perfettamente aderente al romanzo e al suo target. Adesso potrei benissimo farvi inorridire dicendo che lo stile di Falconi ricorda un po’ quello Licia Troisi, e infatti lo dico e voi siete tutti liberi di gridare allo scandalo. Diciamo che nel complesso si dovrebbe lavorare un po’ di più sulla profondità dei personaggi e meno sulle loro vicende personali, così da consentire al lettore di affezionarsi di più e provare maggiore empatia. Ribadisco però che questo tipo di lavoro è fattibile in un secondo volume, perché nel primo, già abbastanza denso di eventi, sarebbe risultato forse ridondante. Perciò questa non è una critica ma una forte aspettativa per Prodigium 2.
Ho trovato la lettura molto piacevole, leggera sì ma comunque con un suo perché…ed è un perché bello grande. Dovessi dare un voto sarei indecisa tra il 7 e il 7,5. Facciamo che aspetto il secondo per decidermi.
Ho una sola speranza per Prodigim 2: l’augurio sincero che nelle uova non ci sia un drago...e non so dirvi perché, è così e basta.
Detto questo: caro Falconi, adesso mi hai incastrata facendomi leggere il primo libro di una saga ancora incompiuta, vedi di smetterla di girare per il mondo e mettiti a scrivere gli altri volumi prima che mi scordi quanto appena letto. Quanti volumi sono previsti? Va beh guarda non m’interessa: voglio la saga completa entro…15 giorni. A partire da ieri.

venerdì 12 giugno 2009

Vergogna spagnola

In Italia li chiamano canili e gattili, in Spagna Perreras. C'è però una notevole differenza tra quel che accade nei nostri canili, e quel che accade nelle perreras: là gli animali vengono torturati, e poi uccisi...LEGALMENTE!!! Già, la mitica Spagna: sole, mare, bella gente...un popolo evoluto. Altro che gli italiani, mafiosi e razzisti. Almeno da noi l'uccisione è ancora reato...quale popolo è meno evoluto?
In Spagna non c'è rispetto per il regno animale, come può essere considerato "moderno" uno stato che fa dell'uccisione di un toro uno spettacolo per bambini? Da noi si chiamavano gladiatori, da loro sono toreri...di nuovo però c'è una differenza: nel primo caso torniamo indietro di secoli, nel secondo parliamo al presente. Senza contare che i gladiatori non erano eroi nazionali strapagati. Vergogna!
Il movimento contro la Spagna è attivo, ma si lotta contro l'omertà spagnola. Già...l'omertà spagnola...peggio di quella del nostro sud. Le televisioni non accettano i servizi, le perreras non aprono le porte alle telecamere, lo Stato tace e acconsente...anzi legalizza!
Si lotta, ogni giorno, per salvare il salvabile. Ma è dura, perchè tutti si voltano dall'altra parte. E' frustrante, ma bisogna provarci. Bisogna farlo per loro, che non ci sono più...morti nell'attesa di un angelo che non è arrivato in tempo dall'Italia

http://www.youtube.com/watch?v=sV1xtl616s0

E per tutto quello che di orribile accade sotto il cocente sole spagnolo...

http://crueltyinspain.webnode.com/

domenica 31 maggio 2009

L'egoismo dello scrittore (solitario)

Mi chiedo se sia così anche per gli altri, se tutti, quasi quotidianamente, necessitino di stare soli. E' proprio un'esigenza che trascende da tutto quello che mi circonda, la solitudine è la mia droga. Non posso evitarla, non posso farne a meno. E' una cosa profondamente egoista, tra l'altro, perchè non rinuncio alla solitudine nemmeno quando so che qualcuno che amo vorrebbe invece la mia compagnia. Non è che quando sono sola faccia sempre qualcosa...potrei mentire e dire che voglio stare sola per scrivere, ma tante volte non è così. Tante volte me ne sto sul divano o sul letto, con la musica nelle orecchie e la mente che si svuota e si riempie di pensieri senza capo nè coda, di storie senza fine o senza inizio, di personaggi senza volto, di vite parallele...di immagini, colori e suoni e io me ne sto beata nel caos immaginario. Lì sto proprio bene, senza pensieri.
Da certi punti di vista sono davvero egoista e ormai me ne rendo conto, mi chiedo come le persone possano sopportare questa cosa, accettare questo mio lato. E' forse un'esigenza di chi ha qualche passione profonda? Anche Paola è un po' così...se invadono i nostri spazi...ci fanno incazzare di brutto. E' per questo che io e lei siamo le amiche perfette...davvero Paola è la classica amica che non perderò per strada, forse l'unica. Perchè capisce, capisce tutto. Sempre. Lei è come me.
Provo ad analizzarmi, a volte, e mi faccio un po' paura. Ricordo che anni fa dissi che niente del mio passato avrebbe influito sulla mia personalità...beata gioventù! A quell'età si nega anche l'evidenza. Poi si cresce, e ti accorgi che puoi fingere finchè vuoi, ma da qualche parte il tuo IO trova uno sfogo, una via d'uscita. Io scrivo e capisco tante, forse troppe cose di me stessa e a volte non è piacevole. Col primo romanzo non è stato così...ma con questo, tra le righe proprio non riesco a non vedere quello che sono, quello che sono stata, quello che vorrei essere, quello che non vorrei essere, quello che gli altri credono che sia e quello che io vorrei che gli altri vedessero in me. Ed è molto peggio di una seduta dallo psicanalista. Grazie a Dio costa meno!
A questo punto mi chiedo: ma tutti coloro che coltivano la loro passione sono egoisti e bisognosi di solitudine? Tutti voi a volte vi rendete conto di bastare a voi stessi, senza però voler rinunciare agli altri? E' un po' come voler la botte piena e la moglie ubriaca. Ecco, io voglio l'impossibile da coloro che mi circondano. La cosa incredibile, è che lo ottengo. Cominciavo a sentirmi in colpa, poi ho soffiato via i sensi di colpa accettando la mia natura così come hanno fatto quelli che mi amano. Non se sia giusto, proprio non lo so.

giovedì 28 maggio 2009

Catene di domande

Qualcuno oggi mi ha chiesto: perchè scrivi? E mi è parsa una domanda molto simile a questa: perchè ami? Non si può scegliere di amare. Si possono amare molte cose, persone, animali e anche stili di vita. Io amo scrivere, amo mia madre, amo mio padre, amo il regno animale, amo il mio fidanzato...e sono tutti amori diversi ma comunque incontrollabili. Quindi non c'è un perchè a tutto, uno a volte fa o prova delle cose senza bisogno di un motivo che vada al di là della passione o di un sentimento (che può anche mutare). Fatto sta che oggi sono tornata un po' indietro a rileggere quel che ho scritto finora. E' una cosa che di solito non faccio perchè so che se comincio a riguardare i primi capitoli del romanzo non smetto più di correggere. Stavolta, però, la mia voleva essere una lettura diversa, una specie di indagine. Ho scoperto che in fin dei conti a volte un romanzo dice più cose dell'autore di quanto possa fare un diario. Per quanto si cerchi di parlare di sè stessi, in un blog o in un diario non si va mai veramente a fondo. Perchè probabilmente se usiamo il raziocinio esiste una sorta di autodifesa che ci impedisce di arrivare nel profondo. Quando invece affronti te stesso senza rendertene conto, ecco che salta fuori chi sei veramente, o chi sei stato. Forse anche chi sarai.
Così ho capito che quando la mia Moona è triste, è perchè in quel momento lo ero anch'io. Quando ha i sensi di colpa, è perchè ne avevo anch'io. Quando vuole vendetta, è perchè anch'io la vorrei. Ma Moona è soprattutto incazzata: questo mi fa capire che per quanto io possa autoconvincermi di esserne uscita, di essermi lasciata tutto alle spalle e di aver tramutato la mia rabbia in qualcosa di propositivo, mi sbaglio. A lasciarmi sbigottita è la grande quantità di sensi di colpa che il mio personaggio nasconde. Credo che un lettore non possa vederli, ma io che l'ho creata e inventata, so perfettamente cosa prova Moona in ogni riga del romanzo...e ha sensi di colpa molto profondi in questi ultimi capitoli. Su questa cosa forse rifletterò ma forse anche no: non so davvero quanto convenga vedersi dentro. Mi chiedo se la mia esigenza di scrivere possa affievolirsi una volta che mi sono guardata nell'animo. Nell'incertezza cerco di non scavare troppo, e di scrivere molto.

martedì 12 maggio 2009

...

E' stato un periodo molto ma molto strano. Sono stata confusa, e lo sono ancora. Il tutto nasce dal semplice fatto che sono un po' codarda, incapace di dire le cose importanti e difficili. Non è la prima volta: quando a 18 anni dovevo dire a papà che me ne andavo di casa, ho iniziato a piangere quotidianamente con 5 mesi di anticipo. Di fatto avevo paura. Io temo incredibilmente le reazioni delle persone. In realtà, io temo incredibilmente la loro sofferenza. Le scadenze mi generano un'ansia pazzesca però mi rendo anche conto che mi servono, sono fondamentali per questo mio carattere così chiuso in certi ambiti. In 'sto periodo sono stata male proprio perchè una scadenza vera e propria non ce l'ho, e rischio di trascinarmi dietro il problema per una vita. L' affrontato un po'di striscio ma sono ancora lontana dal risolverlo: spero quasi che passi tutto da sè, come è già capitato una volta, ma non posso certo confidare sul fatto che tale fortuna si ripeta. E' pur vero che mi sento meglio, e il sintomo più evidente è che ho ripreso a scrivere il mio romanzo. Finchè scrivo, ho speranza. Non ho scritto per settimane e mi rendevo conto che la situazione stava precipitando. Adesso ho ripreso un buon ritmo e, oserei dire, anche un buon livello qualitativo. Non dovrei dirmelo da sola ma va beh, siamo i primi giudici di noi stessi. Quindi qualcosa si sta muovendo, qualcosa sto facendo. Però io mi conosco: adesso rischio di sorvolare su un problema che esiste eccome. Vedrò come risolvere la questione. Che poi, c'è una soluzione soltanto: parlare del problema. Anzi, parlare col problema.

domenica 26 aprile 2009

Roma: la città, la sua gente, i suoi turisti.

C'ero già stata a Roma...eppure ogni volta è come la prima. Mi emoziona, non c'è niente da fare. Io amo questa città talmente tanto da poter soprassedere sui suoi ben visibili difetti: smog, traffico, servizi scadenti, incapacità del romano medio di dare indicazioni stradali...un giorno questa città forse sarà la mia città...chissà. Ma analizziamo pure quanto accaduto.
Beh...ho visto monumenti già visti...solo che c'era una coda lunga il doppio perchè era il week end del 25 aprile. Ma l'ho fatta lo stesso col sorriso sulle labbra, che tanto i romani che passavano di lì se ne uscivano con battute simpatiche e cazzate varie. Ho notato che il romano in questi ultimi anni è diventato ancor più temerario nell'approccio all'altro sesso. Diciamo che una discreta percentuale di ragazzi ci prova sempre e comunque, quasi fosse una sfida. Spesso la preda non gli interessa affatto, ma ci prova. Giusto per godere della possibile conquista. Poi, se la ragazza in questione è carina o comunque lo interessa abbastanza...insiste! E insiste un sacco, ve l'assicuro! Che, Santo cielo, a volte diventa davvero difficile tener loro testa: e siamo fatte di carne anche noi ragazze, eh? Comunque io sono nata brava e tutto è andato per il meglio. Fatto sta che ho notato che l'approccio pomeridiano è classificabile in due principali categorie:

- IL SIMPATICO: sono quelli che ti avvicinano con una battuta, spesso con un deciso accento romano, e 9 volte su 10 ti fanno ridere di gusto

- ER FICO DEL COLOSSEO: quello sicuro si sè, normalmente si presenta più o meno così: - A bbbbona, questo è il mio quartiere, io qua sono il boss. Tu sei nel mio quartiere perciò anche tu sei mia - Ecco...detta così sembra una roba allucinante ma detta da loro è quasi credibile. Non so proprio come facciano.

Altro discorso è l'approccio notturno.
Diciamo che se questo avviene fuori dalla discoteca esso può facilmente rientrare nelle categorie sopra citate, ma con una buona aggiunta di alcool nell'alito e nel cervello che rende il tutto più comico o più credibile, a seconda del ragazzo di turno.
L'approccio discotecaro è davvero, davvero, davvero tanto, tanto , tanto diretto ed esplicito. Molti ti agguantano direttamente, e spesso non basta un "no" per metterli buoni. Alla fine si arrendono ma se so' de' coccio devi essere diretta quanto loro per farti liberare.
Nella maniera più assoluta l'approccio discotecaro è bocciato.

Il traffico. Santo cielo ma come cazzo guidate voi romani???? L'anarchia più totale regna nelle strade di Roma e limitrofi. Ho visto cose che non pensavo avrei mai visto. La segnaletica orizzontale è un semplice spreco di tempo e denaro...non gliene frega niente a nessuno!! Poi...dopo minuti e minuti d'imbottigliamento e quasi immobilità...alè...gli 80 km/h in pieno centro abitato per 100-200 metri...poi ovviamente inchiodata micidiale e mezzo copertone sull'asfalto per evitare di tamponare l'ultimo che se ne sta imbottigliato nell'ingorgo successivo. E così fino al traguardo. Mah...
C'è poi da dire che guidare a Roma senza navigatore è impossibile, è una città talmente estesa da andare oltre la mia concezione, e i poveri romani non sono quasi mai in grado di dare indicazioni. Persino raggiungere la stazione Termini da alcuni punti della città sembra un'impresa titanica: miliardi di strade e potenziali errori che ti portano fuori rotta. Un casino.

I turisti. Ah...i turisti di Roma sono guidati da un istinto primordiale che ricorda quello dei branchi di pesci tropicali: ci si muove tutti all'unisono. E per fortuna! D'altra parte non si può contare sulle indicazioni degli autoctoni...perciò il turista si arrangia. E si arrangia bene. Appena fuori dalla metropolitana si segue il fiume di gente e già sai che finirai davanti a qualche monumento o punto strategico. Certo, non sai quale monumento o punto strategico...machisenefrega! Tanto è comunque qualcosa da vedere!

Bon per oggi ho già delirato abbastanza. Per chi non l'avesse capito io amo Roma, con tutti gli annessi e connessi.

giovedì 9 aprile 2009

Sdegno, colpa e tristezza

Oggi lavorare è dura. Nico, un mio caro amico, è a L’Aquila. Sta bene, per come possa stare bene uno che dorme in macchina per paura che gli sciacalli portino via la poca roba salva in mezzo alle macerie di casa. Sono davvero molto angustiata, forse oggi ancor più che lunedì. Man mano che passa il tempo ci si rende conto che è stata un tragedia di dimensioni pazzesche, e quasi ti senti in colpa nello stare bene, nel salire in macchina per andare a lavorare e nel metterti a tavola a consumare il pasto. Perché vorresti essere lì, a scavare, per salvare gli ultimi scampoli di vita. O a dare riparo a chi non ce l’ha, o una speranza a chi l’ha persa. Anche solo una spalla su cui piangere i propri morti. Invece siamo tutti qui, chi a casa e chi in ufficio, a cercare di fare quello che è giusto fare: vivere. Il pensiero corre là, in Abruzzo, e vorresti che anche il corpo corresse là, perché esserci in mezzo, a quel disastro, quasi toglierebbe il macigno che ti pesa sul cuore. Gare di solidarietà ce ne sono a decine, se non centinaia, e già so che ancora una volta questo popolo di cazzoni ci ricorderà che sa essere anche un popolo col cuore grande, che non si volta dall’altra parte per non vedere. Spero solo che qualcuno non si approfitti della generosità che (solo) in questi momenti sappiamo esprimere. Spero che Striscia non ci sveli montagne di viveri e oggetti spediti ai terremotati e poi accatastati da chissà chi al solo fine di guadagnarci qualcosa (ve lo ricordate il 97, che scandalo? Io sì). Spero che finisca presto, ma la terra trema ancora. Cerco di pensare alle cose normali: al lavoro, alla palestra, al fidanzato…ma davvero è troppo difficile. Poi, ieri sera, ho provato vergogna per quei minchioni del tg1. Mi hanno fatto vomitare, VOMITARE! La gente muore, scava, piange, cerca di ricostruire, salva vite e lotta da ore, e sti rincoglioniti cosa fanno? Un servizio sullo share ottenuto dalla rete grazie agli speciali sul terremoto. Ecco, perché è questo che interessa loro: il guadagno, il prestigio. Il prezzo di queste cose non conta: 250 morti valgono tranquillamente 5 milioni di spettatori. Ma vaffanculo! MAI PIU’ farò parte del loro share. Sono talmente disgustata che credo proprio che glielo farò sapere, che sappiano quanto mi hanno indignata, quanto mi hanno fatta sentire tradita e usata come strumento di bilancio. Né noi, né le vittime di questa sciagura possiamo essere usati per uno scopo meschino quale il guadagno. E oggi provo solo sdegno per quel tg di merda, senso di colpa per l’essere qui e non poter far altro che mandare sms di beneficenza e infinita tristezza.

lunedì 6 aprile 2009

L'appello

Internet mi ha fatto conoscere tante persone. E ora cerco di ricordare se qualcuno di loro abitasse nelle zone del sisma. E ho paura. E sono arrabbiata. Non con Dio, non è lui a costruire i palazzi.

sabato 28 marzo 2009

Eleni - di Virginia Cammarata e Viola Vitali

Ho ordinato questo libro per pura curiosità: avevo conosciuto via web una delle autrici. Quando mi arrivò a casa ammetto di non esserne stata entusiasta: copertina bruttina, impaginazione pessima e davvero poche pagine di romanzo. Di fatto più che un romanzo è un lungo racconto. Comunque lo leggo, anche se poco convinta. Ancora una volta, come accaduto per Avelion, la mia prima impressione era decisamente sbagliata.
Eleni è un gran bel racconto, avvincente e coinvolgente. C'è tutto quel che serve: un amore contrastato, una guerra sanguinosa, un cattivo molto cattivo e persino il traditore. La cosa che davvero mi è piaciuta sono stati i numerosi colpi di scena: non pensavo potessero essercene tanti in così poche pagine! Ti convinci di qualcosa ed ecco che dieci pagine dopo...zacchete! Scopri che non era così. E dopo altre dieci pagine rizacchete! Nuovo cambio. La cosa bella è che le autrici fanno sembrare tutto credibile. Il difetto principale (direi l'unico) è data proprio dalla cortezza della storia, ma le autrici non avevano molta scelta perchè, testuali parole di Virginia, la scadenza per il concorso era bruciante e hanno corso come delle matte per poter scrivere la parola FINE in tempo. A questo punto mi chiedo davvero cosa possa scaturire dalle penne di queste ragazze col giusto tempo a disposizione!
Se avessero avuto modo di partorire Eleni senza scadenze, l'amore tra i protagonisti si sarebbe srotolata con più profondità, consentendoci di scoprire davvero il valore del principe figlio del re sanguinario. Magari avremmo avuto altri colpi di scena, approfondendo a dovere il passato della schiava Eleni e della sorellina. E poi c'è proprio la sorella, anche lei innamorata, di un maghetto. Sì, insomma, Se Viola e Virginia sono riuscite a rendere così bene gli intrecci in sole 100 pagine (scarse) chissà cosa ci avrebbero regalato in 200 pagine...o 300!
E il finale? Beh...a sorpresa. Ma tutto lascia presagire un seguito sanguinario e doloroso.

A proposito, se lo volete acquistare lo trovate qui: http://www.tespi.it/books/view/eleni

martedì 24 marzo 2009

Avelion - La Figlia dell'Acqua

Non ricordo bene come ci sono arrivata, ma credo tutto sia partito dal blog di Licia Troisi. Clicco più o meno consciamente sul nome Valberici: un tale che scriveva cose interessanti, sproloquiando di grappe e scrittori esordienti. Fatto sta che mi trovo in un blog delirante, e l’ultimo post è relativo ad un libro del quale non ho mai sentito parlare: Avelion – La Figlia dell’Acqua. Indago un po’ e scopro che la ragazza si è autoprodotta ed è esordiente. Ci penso su più o meno mezzo secondo, e ordino il romanzo.
Appena mi arriva a casa faccio quel che non manco mai di fare, una specie di rito: apro il volume e leggo una frase a caso di una pagina a caso.
Ecco quel che leggo:

Era la parte più esterna della città e, non essendo ritenuta abbastanza importante da essere illuminata dai grandi bracieri sorvegliati che si potevano trovare ad ogni crocevia delle larghe e pulitissime vie che, attraversando il quartiere dei Perfetti, portavano alla reggia, le avrebbe offerto vicoli stretti e bui dove passare inosservata.

Onestamente penso subito che la frase sia assolutamente troppo lunga e che abusi del “che” e degli aggettivi appesantendola fortemente. Poi ricordo: se si è autoprodotta, probabilmente non ha avuto un editor professionale ad affiancarla. Come posso non immedesimarmi? E così faccio spallucce, e decido di leggere tutto il romanzo. Ho fatto la scelta giusta.
La storia è molto piacevole, i personaggi ben delineati, e comunque ben scritto.
Mi è piaciuto e, come dice sempre quel tale che sproloquia e delira sotto l’effetto della grappa, l’importante è trarre piacere da ciò che si legge. Le mie pause pranzo sono state quindi allietate dalla lettura di Avelion.
La trama: è un fantasy, e quindi ci sono elfi e fate. Se la cosa non vi aggrada, allora leggetevi qualcos’altro. Detto questo, se gli elfi e le fate non vi turbano, allora vi troverete a leggere di un gruppo di eroine improvvisate, catapultate in una marcia forse al di fuori della loro portata, che s’incontrano e che a volte si scontrano. Bene contro Male, ovviamente, ma non è forse sempre così? Dobbiamo però anche dire che nello scorrere il libro il nemico si sa rivalutare e ci fa stupire, soprattutto la misteriosa Drevanna, prigioniera delle proprie azioni spregevoli.
La Figlia dell’Acqua è solo il primo capitolo della saga di Avelion, e in effetti in questo volume siamo solo introdotti alla vicenda vera e propria: impariamo a conoscere i personaggi e a capire per cosa si va in guerra. Non ci sono ancora epiche battaglie, ma verranno, ne sono certa, nei prossimi volumi.
Ora però devo anche dire quello che magari avrei affrontato in modo diverso.
Innanzitutto lo stile e la scrittura sono abbastanza scorrevoli, ma di frasi lunghissime e troppo articolate come quella riportata poche righe più in alto ce ne sono un po’ troppe. Consiglierei ad Alessia di centellinare un po’ di più gli aggettivi (consiglio che dovrei seguire anch’io!), e non mettere più di un “che” nei periodi. Se ne servono di più, allora è meglio mettere un punto e dividere il periodo in due frasi.
La trama mi piace, è molto ben gestita e ho apprezzato davvero molto i paragrafi non troppo lunghi. Questa è un’opinione assolutamente soggettiva, ovviamente. Non credo che il libro abbia bisogno di più pagine: non ho trovato capitoli troppo gonfi di avvenimenti e difficili da seguire. Una sola cosa io forse avrei aggiunto a condimento della trama: una storia d’amore. Possibilmente non tra due elfi…però ho sempre sognato di leggere un romanzo nel quale il “cattivo” ha un debole per l’eroina. Sarebbe quantomeno poco usuale, no?
Conclusione: leggete Avelion, e scoprirete che ci sono bravi scrittori anche senza marchio Mondadori.

sabato 21 marzo 2009

La fine e l'inizio

Oggi mi ero preparata ad entrare in una stanza d'ospedale e trovare uno spettacolo decisamente spiacevole.
" L'hanno dovuta legare " ci è stato detto " non è più in lei" " non riconosce nessuno" e, infine "preparatevi".
E infatti mi ero preparata a trovare una persona ormai priva della ragione, dimentica di tutto quelle che era accaduto, di tutto ciò che è stata la sua vita. Non mi ero invece preparata ad una persona lucida, anche se poco consapevole delle proprie condizioni, e perfettamente in grado di riconoscermi. E mi ha accolta con un sorriso straordinario e uno sguardo carico di piacevole sorpresa.
"Hai gli occhi sorridenti" mi ha detto "Non me n'ero mai accorta".
Così, alla fine, la persona più lucida di tutte era colei che, ultraottantenne, giaceva in quel letto mentre tutti quelli che le stavano intorno sono già convinti che le restino ormai poche ore. E probabilmente è vero: sta morendo. Sta morendo da un sacco di anni, a dir la verità. Forse però questa volta è quella decisiva. E' sempre stata una persona deliziosa, delicatissima nei modi, e non riesco proprio a immaginarmela mentre grida insulti alle infermiere o picchia il medico costringendo il personale a legarla al letto. Eppure è successo anche se io, per fortuna, non ne sono stata testimone.
Adesso torno da quella clinica, e mi porto nell'animo quel volto infantile assolutamente disarmante, i suoi modi gentili di sempre, le sue parole carine e cariche d'affetto. Ma più di tutto, giuro, mi hanno colpito le decine e decine di sorrisi che mi ha elargito, ed erano sorrisi assolutamente gioiosi e felici. Quei sorrisi a bocca spalancata e con gli occhi sgranati che di solito si vedono solo ed esclusivamente sul volto dei neonati. Allora, forse, alla fine è vero che la morte è solo un nuovo inizio.

sabato 14 marzo 2009

Vita animale

A volte davvero mi chiedo perchè mi ostino a combattere battaglie che non posso vincere, che non portano a niente e che, in fin dei conti, mi fanno star male. Non è che io sia un'eroina, ovvio, non vado a salvare le balene con Greenpeace (ma forse, un giorno, lo farò, chi lo sa?), però ci provo a fare qualcosa di buono. La carne la mangio, certo, ma questo non significa che io non abbia rispetto per il mondo animale. Anche i leoni mangiano la carne. Però non indosso cadaveri di animali, e alla mia gatta non somministro cibi che sono frutto di terribili torture su altri gatti o cani (vi siete mai chiesti da dove saltano fuori certe prelibatezze della Friskies? Chiedetevelo!). Mi chiedo se la gente sappia davvero quel che succede in certi posti, alcuni vicino a casa. Quando prendete le costosissime crocchette della Hill's, lo sapete in che modo sono state sperimentate prima di giungere nella ciotola del vostro animale? Temo di no, perchè se qualcuno ve l'avesse detto, non le prendereste più. Ma se addirittura qualcuno ve l'avesse mostrato, allora andreste da signor Hill's armati di spranghe. Signori, davvero, la totura sugli animali è all'ordine del giorno. Potrei intrattenervi descrivendovi quello che certi esseri umani sono in grado di fare sugli animali per ore, inducendovi orrore, ribrezzo e odio. Ma ha senso? Le peggiori cose avvengono in Cina e Giappone, dove non hanno rispetto per la vita umana e quindi la vita non umana non è nemmeno considerata vita. Ci sono animali tenuti in gabbie sui quali vengono effettuati esperimenti che li portano al tentare il suicidio prendendo a testate le sbarre delle gabbie. Serve altro? Serve che vi dica il perchè o il per come vengono effettuati questi esperimenti? Esiste al mondo una spiegazione valida che possa giustificare tutto questo? Bene, adesso andate ad aprire il vostro armadio. Cosa vedete nella sezione invernale? Cappotti col collo in pelo? Se la risposta è sì, allora sappiate che per avere quei 20 cm di pelo assolutamente inutile, esclusivamente ornamentale e la maggior parte delle volte anche orribile, sono stata scuoiati VIVI molti cani e gatti. In Cina ovviamente. Ma ovunque...ovunque accadono cose che nemmeno nei film dell'orrore potreste accettare. Potrei dirvele, ma perchè farvi star male? Perchè farvi piangere come me, tante volte, sapendo che mentre io scrivo parole delle quali tutti s'infischieranno ci sono animali alimentati con tubi ficcati in gola per farli ingrassare a dismisura e testare su di loro cibi light per i vostri amici a quattro zampe? Ma questo è niente, vi assicuro che c'è di peggio. E molto. E io, e voi e tutto il mondo, che possiamo fare? Possiamo fare molto, ma siamo pigri. Basterebbe dire stop a quei maledetti cappucci di pelo. Basterebbe smettere di imbottire di soldi le tasche della Hill's e della Friskies e comprare invece i cibi per animali della Coop che non solo costano meno, ma sono rigorosamente creati senza alcuna tortura. Basterebbe documentare in tv lo schifo che avviene nei laboratori, negli allevamenti, nelle fabbriche dei cibi che poi noi mettiamo in tavola. Ma no, noi guardiamo il GF, perchè vedere un'anatra completamente immobilizzata 24 ore su 24 con un tubo conficcato in gola per tutta la vita che vomita sangue non è piacevole. No, non è piacevole da guardare, figurati se è piacevole da subire. Per non parlare dei cani scuoiati vivi. Perchè li scuoiano da vivi, mi chiedete? Perchè altrimenti il pelo si rovina. Lo stesso vale per l'uccisione dei cuccioli di foca che ogni anno fa scalpore....per quanto? Due giorni? E poi chissenefrega!
Io non lo so se davvero un giorno ne avrò le possibilità, se il mio nome conterà qualcosa, ma quel giorno me ne andrò davvero con Greenpeace a fare almeno un po' la differenza. Nel frattempo adotto i cani e i gatti...e non li compro! Perchè la vita non si compra. Nel frattempo denuncio tutto quello che non va alla LAV, nella speranza che la differenza la facciano loro. Nel frattempo mi auguro di aver indotto qualcuno di voi a cambiare un poco le proprie abitudini. E se i vostri figli vi chiedono un cagnolino, sappiate che il canile straripa. E che al cagnolino vanno benissimo le crocchette della Coop, per le quali nessun cane è stato maltrattato e torturato.

lunedì 2 marzo 2009

Pomeriggio mantovano








A parte l'aver trattenuto la pipì per una decina di ore, la giornata trascorsa a Mantova è stata una figata. Entrati al Palabam, io e Paola avevamo appuntamento con Viola. Ho esordito dicendo:
Tranquilli, Viola la riconosco DI SICURO -. E infatti...l'ha riconosciuta Paola, che non l'aveva mai vista in vita sua. Ma sant'iddio sti adolescenti crescono a vista d'occhio! Ma che è? Mi ricordavo uno scricciolo e mi son trovata davanti una ragazza in piena fioritura! Va beh...fatto sta che Viola ci conduce nella sala conferenza dove ad intrattenere il pubblico di fan accanite c'era il nostro cavaliere jedi...Paolo Barbieri. Il fermento ormonale era silenzioso ma evidente...ste mantovane son tremende! Conferenza interessante e sfacciatamente incentrata sulla figura femminile...sulle belle ragazze, insomma. In effetti Nihal, Dubhe e Adhara sono tre certe fighe...e se questo è lo standard estetico gradito dal cavaliere jedi mi sa che a Mantova (e in molti altri posti) non c'è trippa per gatti. La conferenza finisce alle 13...e gli stomaci brontolavano come dei leoni in gabbia...quindi, tutti guidati da Valberici (che pare essere un intenditore) si va a magnà. E così, mentre la digestione inizia il turno, ci si fa due chiacchiere tutti insieme. Val e consorte hanno una pazienza paragonabile solo ed esclusivamente a quella del mio fidanzato, e si sorbiscono i trip mentali della sottoscritta e dell'altra pazza Paola, mentre il povero cavaliere jedi cerca di calcolare quante ore gli vorranno per autografi e disegni. Alla fine gli vorranno circa tre-quattro ore, al termine delle quali avrà uno sguardo spiritato da tossicodipendente da far tenerezza....porello! Le fan sono tremende, e ha disegnato demoni cornuti e draghi possenti a destra e a manca. Nonostante l'evidente stato comatoso e la stanchezza allucinante ha pure la voglia di salutarci, di essere carino e cortese e fare pure le foto. Alla fine già so che si autodisegnerà una statua che poi le fan innalzeranno al centro di Mantova. Sant'uomo, davvero. Io mi sarei mandata a quel paese da sola, ma lui è una persona civile. Altra persona dalla pazienza illimitata è il caro Valberici, che ci ha intrattenuti con la sua vasta cultura in fatto di libri, e la discussione è ben più che piacevole. Ah sì...c'erano pure fumetti e games...ma la compagnia è stata la cosa davvero degna di nota!
Grazie quindi a Val, Paola, Milena, Betta, Viola, Paolo, Consorte di Val, Ghostbusters, Ynuyasha, Sailor Moon, Batman, Joker e a tutti coloro che hanno lasciato il segno nel bel mpomeriggio trascorso a Mantova!

martedì 17 febbraio 2009

Letture varie ed eventuali (contiene spoiler su breaking down)

Oggi giorno di ferie sia per me che per la mamma (la quale a dir la verità è ancora in cerca di un lavoro vero) e quindi mezza giornata è trascorsa cianciando di libri. Mia madre non ha studiato, però legge tantissimo e ammetto di usarla ogni tanto come "cavia" per certi libri...spesso funziona ma a volte i nostri gusti non coincidono (vedi Brisingr che a me non piace proprio e lei ne va matta). Fatto sta che il discorso cade su Breaking down, che ha lasciato entrambe un po' attonite per molti motivi. Così le chiedo cosa ne pensa del duplice cambio di punto di vista che s'è inventata la Meyer in quest'ultimo libro. Lei mi risponde:
-Cos'è il punto di vista? -
Forse per voi è un concetto normale, ma per mia mamma non lo è. Così prendo in mano un libro della Cornwell, lo apro in un punto a caso e le leggo la frase. Noto immediatamente che il narratore è esterno ma che parla al presente, cosa abbastanza inusuale. Poi apro Breaking down e le leggo una frase della prima parte del libro, e le faccio notare che il narratore è in realtà un personaggio, Bella, e che parla al passato remoto. Poi vado a metà libro e vediamo che a parlare non è più Bella ma Jacob, altro personaggio. La terza parte del libro è di nuovo narrata da Bella. Vedo mia madre spalancare gli occhi, incredula. Trovo una pagina chiave del libro, quella in cui Jacob (che in quel momento era narratore) ha l'imprinting con la figlia del vampiro e dell'umana (!!!!!). Le chiedo cos'aveva capito di quel paragrafo. Questa è la sua risposta:
Beh qui vediamo che Bella si sveglia dal coma per un attimo e vede la sua bambina sana e salva, cosa che la fa sentire in grado di sopravvivere -.
In pratica non aveva capito assolutamente nulla! Non le era chiaro nemmeno che il narratore fosse Jacob e non più Bella. E quel paragrafo era molto importante per la storia. Le spiego quindi per bene cos'è il punto di vista di un romanzo, e le dico anche che ci può stare che questo cambi nel corso della storia, ma che il cambio dev'essere davvero ben calibrato. Mia mamma si rende conto di non aver capito nulla o quasi di Breaking down ma voglio che sia chiaro che la colpa non è sua: certo, non ha studiato, ma divora libri su libri, forse in maniera quasi maniacale, e se non ha colto questa cosa importantissima di Breaking down probabilmente è perchè la Meyer non ha ben calibrato la questione. Anch'io al primo cambio di punto di vista mi sono sentita sperduta e disorientata.
Poi non so come si torna sulla questione Bringr, e lei mi fa notare che giudico l'intera saga senza però aver letto nulla dopo Eragon. Io le ricordo che lei dice che la Rice è soporifera ma non ha nemmeno provato a proseguire la lettura de L'ora delle streghe. La stoccata successiva è materna, e mi fa sorridere:
Senti chi parla, m'hai rotto le scatole per mesi con quella tale Fonka...Finka...Foka...-
Funke, mamma....si chiama Cornelia Funke -
Eh...quella lì. M'hai rotto un sacco, dicevi che Veleno d'inchiostro era tanto bello e poi t'ho visto, sai, che Alba d'inchiostro l'hai abbandonato dopo 30 pagine! -
Come darle torto? Alba d'inchiostro era soporifero a livelli allucinanti. Potrebbero usarlo al posto delle anestesie pediatriche.
Com'è possibile che un libro che ha venduto milioni di copie mi faccia così schifo? Sono diventata schifiltosa? Sono diventata una di quelle lettrici che giudica un romanzo solo dal target di pubblico? Eppure sono io la prima ad aver scritto un romanzo per ragazzini. Non so, Alba d'inchiostro m'ha lasciata del tutto indifferente, quasi orrendo. Le prime 30 pagine, almeno. Non sono andata molto oltre. I libri di Paolini non mi sono piaciuti, è vero, ma riesco a motivare quest'opinione con l'evidente tentativo dell'autore di allungare il brodo con decine e decine di inutili pagine. Il tutto per trasformare la trilogia in una quadrilogia. Però di solito non sono schifiltosa. Quindi se Alba d'inchiostro m'ha così annoiata un motivo ci sarà. Fine delle pare mentali.

sabato 14 febbraio 2009

Vi dichiaro marito e moglie.

Faccio due conti: ho 25 anni, un buon lavoro, i debiti sono rientrati nella norma, un fidanzato quasi straordinario, poche amiche ma molto buone, un cervello nella norma, un sogno da realizzare....e un matrimonio in arrivo. Ho paura? Non so se ho paura, ma penso di sì, so solo che non ho dubbi. La paura probabilmente è giusta, se non mi ponessi domande e non cominciassi a chiedermi come dovrà cambiare la mia vita probabilmente non sarei matura per questo passo. La paura più normale e che forse più di tutte mi riguarda è per mia mamma, oltre che per le mie capacità di moglie. Per mia mamma perchè lei ancora ha una situazione altamente instabile sia dal punto di vista emotivo che dal punto di vista economico, per le mie capacità di moglie perchè potrei rinunciare a tutto ma non alla scrittura. Stante il fatto che Davide ha capito che non smetterò mai di scrivere, rimane l'incognita sulle mie qualità da casalinga, ma direi che sono tutte cose superabili con la buona volontà e la pazienza (sia mia che di mio marito). Per la mamma invece si apre un discorso molto ampio. Se non le danno una casa con affitto agevolato ( e non gliela danno, perchè non ha 3-4 figli, non è portatrice di handicap, non ha più di 65 anni e non è raccomandata) probabilmente dovrà anche adattarsi a situazioni particolari. Quali ad esempio prestare assistenza anche 24h su 24. O quantomeno lavorare molte più ore. E mia mamma passa i 50 anni e comincia a non avere più la resistenza di una volta. Se alla fine fosse costretta a stare con me e Davide allora giungerebbe la crisi coniugale. Ma io so che lei lotterà con le unghie e con i denti per non essere un peso. Sia chiaro: non sarebbe un peso per me, ma Davide non ha ancora perdonato i miei genitori per gli errori del passato (che, ovviamente, ricadono sul mio presente e sul mio futuro) e non reggerebbe una situazione del genere. Non per molto, almeno. Comunque confido che una buona stella abbassi lo sguardo anche su mia mamma che, è verissimo, ha commesso errori madornali, ma ha già scontato la sua pena. Sarebbe ora di darle un po' di tregua, si è già sacrificata a lungo e duramente. Credo sia felice del mio matrimonio, e credo che si commuoverà quando decideremo la data, ma so che pensa anche alle conseguenze che questo comporterà alla sua vita. Spero davvero di poter reggere i fili della questione: di sostenere umanamente ed economicamente mia mamma senza deteriorare il mio rapporto con Davide nel corso del matrimonio. In fondo io ho solo due sogni per la mia vita: scrivere qualcosa di buono e avere una famiglia. Per il primo non posso esprimermi, ma so di poter esaudire almeno il secondo. Spero che la buona sorte sia con noi.

domenica 8 febbraio 2009

sabato 7 febbraio 2009

Mediocrità

Avrei molte cose da dire sul caso Englaro e molte anche sull'annosa questione dell'immigrazione. Ma oggi non mi va, e tanto se ne parla già parecchio nel web e fuori. Oggi sto sul leggero, va', e dico che sono parecchio scandalizzata dal programma di film fornito da Ucicinemas. Vado a prenotare i biglietti per me e Paoletta, vorremmo andare a vedere Il dubbio, giusto un filmino candidato a 5 premi Oscar e con la strepitosa Meryl Streep. Che vuoi che sia? Un cazzo! Un solo spettacolo, alle 20:30. UNO SOLO!!!! Però, signore e signori, no preoccupatevi perchè per la fantasmagorica panzana all'italiana dal titolo EX di spettacoli ce ne sono ben 8. Ovvio, vuoi mettere Meryl Streep con Claudio Bisio? Ma vaffanculo, va!
Va beh, non mi arrendo e provo con il tanto chiacchierato The Horsemen....Santo cielo! Anche per questo film un solo spettacolo! Ovviamente non in orario decente. In pratica per andare al cinema di pomeriggio devo scagliere tra: Italians, Questo piccolo grande amore, Space Chims e poco altro. Potrei farmi tentare da Frost/Nixon, ma mi girano già le balls e me ne vado senza biglietti. Cinema mediocre per un popolo dai gusti mediocri.

martedì 3 febbraio 2009

Nessun perdono

Qualcuno si è voluto accertare delle condizioni fisiche in carcere degli stupratori di Guidonia. Ecco, io non ce la farei mai. Non so se sia giusto o no, ma proprio non ce la faccio a vedere degli esseri umani in loro. E non me ne frega niente della loro provenienza, religione o storia personale; per me devono marcire in carcere e per quanto mi riguarda possono prenderli a manganellate fino a notte fonda. Non è bello da dire, di certo non sono cose che andrebbero pensate, ma così è.
Si parla di giustizia, ma per quante botte possano dare a quei 4 mentecatti non sarà mai fatta giustizia. Qualcuno direbbe che questo avviene perchè non è l'uomo a doverla fare, eppure bisogna ammettere che gonfiare di pugni la faccia ad uno stupratore ci farebbe stare tutti meglio. Forse non tutti, ma a me farebbe stare assai meglio. Mi ha colpito molto che sia stata una donna a compiere il "sopralluogo". Sulle prime mi ha schifata e scandalizzata. Tutt'ora non me ne faccio una ragione. Io, che mi reputo sempre così cattolica, non riesco a perdonare il mio prossimo. Anzi, peggio: io vorrei massacrare di botte il mio prossimo che ha osato violare una donna. Mi chiedo quanto della mia esperienza personale influisca su questo mio odio così profondo. Io non credo che influisca molto. Credo proprio che li odierei sempre e comunque, anche se avessi avuto l'adolescenza più agiata dell'universo. Forse, come qualche mio personaggio, sono troppo propensa alla vendetta, quella vendetta cruda, che poi ti lascia ancora più misera di prima. Mi è già capitato, infatti, di odiare qualcuno per anni e poi ritrovarmi a provare una pietà profonda per la sua condizione. Ma evidentemente io non imparo abbastanza dal mio passato, e persevero nel mio odio incondizionato verso coloro che se la prendono coi più deboli. Per loro nessun perdono.

giovedì 29 gennaio 2009

Breaking down

Premetto che non l'ho ancora finito, ma non importa, ci sono cose che disturbano già nel "durante".
Allora, tutti sapete che questo è il quarto ed ultimo volume della saga vampiresca della Meyer, e questo significa che mi sono letta anche gli altri 3.
Twilight. Non cerco scuse: mi è piaciuto. Perchè? Perchè ho trovato in Twilight quello che cercavo e che mi aspettavo di trovare. Volevo una storia d'amore che sconfiggesse qualunque nemico e l'ho avuta. Volevo un protagonista bello e dannato e l'ho avuto. Volevo un elemento gotico-fantasy e l'ho avuto. Volevo un po' di sangue a dissipare le smancerie tra i protagonisti e l'ho trovato. Infine mi aspettavo una protagonista particolarmente irritante nei suoi atteggiamenti e l'ho trovata, ma l'essere pragmatico di Edward bilanciava a sufficienza. Bene, quando ho finito Twilight ero appagata.
Il secondo volume non mi è piaciuto. I motivi sono diversi: innanzitutto non c'era Edward a bilanciare l'irritazione che mi provoca Bella. Poi c'è da dire che tutto questo ribadire in continuazione quant'è bello e perfetto sto vampiro poteva andare bene nel primo volume...ma poi bona, abbiamo capito! E gli occhi, e la bocca, e la voce...è uno strafigo, ok...puoi ribadirlo meno di 15 volte per pagina?
Il terzo era meglio perchè Edward metteva a tacere Bella, ma lontano anni luce dal fornirmi l'appagamento di Twilight.
Ed eccoci al dunque: breaking down. Ho sopportato molte cose nei volumi precedenti, e tutti in nome dell'appagamento fornitomi da Twilight. Ma non posso in alcun modo sorvolare sul cambio di punto di vista nel bel mezzo della storia. Tra l'altro questo avviene non una bensì due volte. No, questo no! Se decidi di scrivere in prima persona, lo fai e io ti ammiro, perchè non sono in grado di fare altrettanto, ma non puoi essere prima Bella, poi Jacob e poi di nuovo Bella! NON PUOI! Mi ubriachi così, Stephenie! Capisco che gestire tutta la storia dal punto di vista di Bella mentre è distesa a letto con un feto che la uccide non è facile, ma sarebbe stato molto più bello e professionale. Non sarebbe stato facile mostrare i sentimenti di Jacob attraverso gli occhi di una moribonda, ma con Edward l'hai fatto, avresti dovuto farlo anche con Jacob. Mi dispiace, ma questa scelta non la condivido minimamente. Mi riservo di fare commenti sul contenuto a lettura terminata.

martedì 27 gennaio 2009

Compromessi

Prima o poi dovevo dargliela vinta, che ce volete fare? Si sta fidanzati 8 anni, si condividono gioie e dolori, ci si scontra, ci s'incontra...il più delle volte ognuno fa come cazzo gli pare e poi amici come prima. Una relazione è fatta di compromessi. Allora succede che lui si può fidare ciecamente della sottoscritta, che frequenta solo ed esclusivamente gli stessi amici suoi. Poi però la sottoscritta cresce e comincia a conoscere anche altre facce oltre a quelle dei suoi amici single e assatanati di sport. Tra l'altro queste nuove facce sono praticamente tutte femminili, perciò non c'è niente di cui essere timorosi. E fin qua tutto abbastanza bene. Poi giunge internet. Sembra un cataclisma! Ci sono un po' di scontri ma alla fine gli dico di non scassare la minchia e lui (devo essere sincera) non la scassa più. E scopro che tutto sommato sulla rete ho uno spazio tutto mio. So che sembra strano pensare che una roba on-line possa essere tutta mia, ma diciamo che è così che mi fa sentire. E' tutto perfetto perchè sulla rete il mio giudizio è insindacabile e non ci sono compromessi con nessuno. Poi gli salta in testa che vuole leggere il mio blog. Io non ho nulla di nulla da nascondere e gli faccio leggere sto benedetto blog. Sia chiaro, non è che mi abbia chiesto di leggerlo, semplicemente si mette a farlo. Quando gli faccio notare che io non vado a leggere i suoi diari (che non ha, ma era giusto per rendere l'idea) lui mi fa notare che se una cosa è on-line la può leggere chiunque. Siccome il ragionamento fila lo faccio andare avanti. Poi il cataclisma: GIUDICA!!!!!! Eh no, caro il mio angelo tesoro amore stella luce dei miei occhi eccetera, il mio blog è mio e tu non scassi la minchia dicendo quello che posso e non posso pubblicare. Le masturbazioni mentali del mio ammmoure sono rinomate, io le accetto, sorvolo ma mai e poi mai mi sottometto ad esse se non c'è una buona ragione. E siccome una ragione non c'è io vado avanti col blog, ma lui se ne sta lontano da esso. Ieri niente sceneggiate, per carità, però una chiara atmosfera d'irritazione (più mia che sua, ma è giusto così). Stasera proporrò il compromesso: io ho cancellato il post che ho scritto ieri, ma tutti gli altri restano dove sono, lui non legge MAI più il MIO blog e da oggi riprendo a scrivere quello che mi pare. Se decido di cancellare un post (è già capitato) lo faccio perchè io decido che non è adeguato, il giudizio insindacabile è il mio.
Detto questo sfioro solo leggermente l'argomento del post debellato: oggi hanno preso i cinque stupratori della coppia assalita giorni fa. Rischiano il linciaggio durante l'arresto. Bene, non sarò quella che si scaglia contro la popolazione travolta dalla rabbia. Non dico sia giusto. Però li avrei pestati a sangue anch'io. Potete non essere d'accordo, o potete pensare che io mi sia contraddetta da sola. Ma fa niente, tanto il mio giudizio è insindacabile, qui :D

venerdì 23 gennaio 2009

La percezione del rischio

Metto subito le mani avanti annunciandovi che ho la febbre, rispondo quindi dei contenuti ma non della forma. Esco da tre giorni di full immersion in indici di borsa e mercati finanziari. Ho già perso il 99% di voi, ma io proseguo lo stesso perchè questo post è prima di tutto per me.
Dunque, ora capisco perchè TUTTI sono convinti che "le banche sappiano le cose prima che avvengano" quando in realtà noi operatori di filiali siamo sempre gli ultimi a sapere le cose. In effetti in quella che è la mia esperienza ho notato che, di fatto, IL MERCATO reagisce agli eventi molto prima che accadano. Pensavo fossero capacità degli operatori ed esperienza a fare la differenza. Invece no. INFORMAZIONI. Ovvio, voi direte. Ma quali informazioni?
Esiste un indice che misura la capacità di rimborso di un ente (per lo più Stati, grandi banche e imprese corporate). Questo indice è determinato dal premio di assicurazione che bisogna sostenere per assicurare un investimento di 5 anni da 10.000 euro in un determinato titolo.
Esempio:
questo indice per l'Italia (Stato) è 185 (stamattina, ma cambia più o meno ogni secondo). Questo significa che se voglio investire 10.000 euro in un titolo di stato italiano di durata 5 anni e mi voglio assicurare sulla capacità di rimborso dello Stato, dovrò pagare all'assicurazione 185 euro l'anno. Per capire se tale prezzo è alto o basso bisogna ovviamente prendere come parametro di riferimento qualche altro Paese. La Germania (dalla fine della seconda guerra mondiale in avanti) è considerato il paese più sicuro al MONDO (più degli USA). Il suo indice era (sempre stamattina) 58. Quindi l'Italia è molto meno sicura della Germania, perchè l'assicurazione mi costa molto di più (così come l'RC Auto è più costosa a Napoli piuttosto che a Ferrara). Bene, ma questo non mi consente di capire a sufficienza come si piazza l'Italia rispetto alla media mondiale. Bene, per intenderci sappiate che l'Equador (che è andato in default, ovvero è fallito; quindi se avete obbligazioni dell'equador avete perso quasi tutto) prima di andare in bancarotta quotava 700. Molto ma molto peggio dell'Italia. L'Argentina stamattina era sopra i 600. Quindi tra pochi mesi probabilmente l'Argentina andrà DI NUOVO (vi ricordate, vero, che è accaduto anche non troppi anni fa) in default. Se avete bond argentini vendeteli anche se perdono il 70%, perchè non avete alcuna speranza. La Grecia quotava 208, peggio dell'Italia, ma non a livelli preoccupanti.
Banche. Fino a un anno e mezzo fa tutti pensavano che le banche fossero sicure quanto gli Stati. Dopo Lehmann, si è passati da un estremo all'altro, e la gente è impazzita (grazie a certe trasmissioni...ma lascio da parte le polemiche). Ho visto cose inimmaginabili. Gente che ha venduto delle obbligazioni Morgan (una delle più grandi banche al mondo) a 40, quando le aveva acquistate a 100. Una perdita di oltre il 60% (non dimenticate le cedole). Gli speculatori hanno acquistato queste obbligazioni (che i clienti hanno venduto in preda al panico). A pochi mesi, la stessa obbligazione vale 90. Si sono fatti le budella d'oro. Fosse per me, quel 60 e rotto per cento lo chiederei a Santoro, ma il vecchietto che si è dissanguato non si rende conto della minchiata ed è ancora lì che ringrazia la tv.
Unicredit è sulla bocca di tutti in Italia. Bene, sappiate che l'indice di assicurazione dell'Unicredit è di poco superiore a quello dello Stato Italiano. Ci sono banche estere che hanno quest'indice quasi a 600. Il panico non fa ragionare i clienti.
Potrei dilungarmi ancora molto sulle leve del mercato spiegandovi perchè San Paolo e Unicredit hanno perso molto più di altre banche (ma meno di FIAT), ma vi risparmio perchè so che molti di voi sono già morti.
Sappiate solo che l'indice di assicurazione non è visibile da NESSNA parte. Per averlo è necessario acquistare un software che costa 1200 dollari al mese per ogni pc su cui è installato. Fate i vostri conti.
Ah...l'indice di cui vi parlo non è il rating, ovviamente. Il rating di Lehmann era ancora AA il giorno prima del dafault (un rating molto alto, indice di un'azienda sana). Quindi tenete SEMPRE presente un rating, ma sappiate che è puramente indicativo (soprattutto se è alto). In generale, se non siete speculatori, evitate obbligazioni con rating al di sotto della A.
Buona fortuna :D

martedì 20 gennaio 2009

Catena

ADESSO

sono: sono a pezzi

voglio: la nutella

desidero: una buona notizia

sento: la colonna sonora del blog di thirrin

cerco: di farmi forza per andare in palestra

piango: no

dovrei: cambiarmi e mettere la tuta


SI O NO

tieni un diario: si

ti piace cucinare: a volte

hai un segreto che non conosce nessuno: forse

ti mangi le unghie: non più

credi nell’amore: sì, fermnamente

ti vorresti sposare: sì, provvederò l'anno prossimo

ti sei mai tatuato: no, ma mi piacerebbe

ti fai delle paranoie sulla tua salute: ne ho ben donde

ti senti bene in compagnia dei tuoi genitori: con mamma sì, con papà a volte

ti piacciono le tempeste: si, perchè ciò che mi spaventa mi affascina


SE FOSSI

se fossi un mese sarei: maggio

se fossi una stagione sarei: primavera

se fossi un giorno della settimana sarei: venerdì

se fossi un vino sarei: non lo so, non conosco nessun vino

se fossi un colore sarei: azzurro

se fossi un numero sarei: 7

se fossi un albero sarei: una quercia

se fossi un frutto sarei: una fragola

se fossi un fiore sarei:un lilium

se fossi un animale sarei: un cane

se fossi una calzatura sarei: un paio di babucce muccate

se fossi un capo di abbigliamento sarei: un pigiama muccato

se fossi una materia prima sarei:fuoco

se fossi un mobile sarei: una scrivania

se fossi uno sport sarei: pallavolo


NELL’ULTIMA SETTIMANA

hai pianto? : sì, tre volte. Due di commozione, una di tristezza

hai aiutato qualcuno?: me lo auguro

hai comprato qualcosa?: sì, di tutto

ti sei ammalato?: no

sei andato al cinema?: no

sei andato al ristorante?: no

hai scritto una lettera?: sì, a Obama

hai parlato con la tua ex?: non ne ho

ti è mancato qualcuno?:sì, mi manca sempre quel qualcuno

hai abbracciato qualcuno?: si

hai litigato con i tuoi genitori?: no

hai litigato con un amico?: no

Carina sta cosa. Ora però mi è venuta in mente un'altra questione. Sono a scoppio ritardato perchè è saltata fuori tempo fa, ma va beh, fingete sia normale così.
Mi chiedevo: se tutto ciò che affascina e ti fa credere di stare meglio è un qualcosa di "diabolico", allora cosa c'è al mondo che possa essere definito "divino"? "Divino" non va inteso in senso letterale, e cioè come un qualcosa di direttamente riconducibile a Dio, bensì come un qualcosa che fa star meglio senza indurre in tentazione (ci sono di certo 1000 modi migliori di spiegarlo ma tanto so che le vostre eccelse menti capiranno comunque).

sabato 17 gennaio 2009

Il piacere del pianoforte

Io di musica non so nulla, non so nemmeno distinguere le note e riconoscere gli attacchi. Se aggiungiamo che sono stonata come una campana, sarebbe facile concludere che la musica non fa per me. Eppure non potrei stare senza. A volte provo a immaginare come sarebbe questo triste mondo senza la musica. Beh, se così è triste, senza musica sarebbe ancor più miserabile. La musica è davvero qualcosa di nobile, qualcosa che può elevare l'uomo a uno stato migliore, quasi di grazia. Devo dire che io ascolto di tutto, e questo è probabilmente sintomo di poca dimestichezza, forse anche di poco gusto. Nel mio (defunto) mp3 passavo da Cocciante a Caparezza, Da Lisa a Pink. Uno scempio lo so. Eppure non m'importa, io butto giù tutto, non ho problemi ad accostare i Metallica a Enya. Ultimamente però ho riscoperto il piacere della musica pura, non accompagnata dal canto. E così il pianoforte si rivela sempre il mio strumento preferito. Devo dire che di questo devo ringraziare due persone: Victoria Frances, che ha un sito straordinario e le sue illustrazioni sono da sconvolgimento totale, e yrechan, che posta sul forum degli esordienti ottimi consigli musicali. Scopro così che quando la pigrizia prende il sopravvento sul desiderio di scrivere, una bella melodia al pianoforte mi rapisce, tramutando la pigrizia in un'irresistibile bisogno di proseguire le mie storie. Molti accostano il pianoforte alla malinconia. La colpa è della tv. Le immagini terribili della guerra di Gaza (che purtroppo non è l'unica a imbrattare di sangue questo mondo) e dei suoi bambini devastati dalle armi sono spesso accompagnate dal pianoforte. Ecco, questa musica è quanto di più divino sia stato creato dall'uomo. Non accostiamolo a quanto di più diabolico possa fare l'essere umano.

mercoledì 14 gennaio 2009

Proposta indecente (un'altra)

Accordo integrativo al contratto di edizione dell’opera:

L’ESERCITO DI GAIA
di
GIULIA BARONI


1)Il volume sarà di circa 272 pagine, avrà un prezzo di copertina di 14 euro e sarà munito di codice internazionale di identificazione ISBN.
2)L’Autore si impegna ad acquistare numero 250 copie dell’opera, versando la somma di euro 3500.

3)L’Editore si impegna inoltre a:
provvedere a un accurato editing dopo attenta lettura del testo e scambio di vedute con l’autore.


La seguente proposta ha validità fino al 31.01.2009

IL PUNTO 3 E' MOLTO PIU' LUNGO MA VE LO RISPARMIO.
Ora...3500 euro per 250 copie? Ma io dico che la gente è proprio senza ritegno!

venerdì 9 gennaio 2009

Lettura del pensiero

Questo sarà un post molto noioso, quindi vi consiglio di non procedere con la lettura.
Donc...esiste una formula magica che vi consente di leggere nel pensiero della gente per una frazione di secondo. L'ho scoperto 5 anni fa. Io vorrei che non funzionasse più, ma purtroppo è una formula infallibile. Ora la condivido con tutti voi. Se volete leggere nel pensiero di una persona questa è la formula magica che dovete pronunciare:
Io lavoro in banca.
Semplice, ma efficace. Ecco, io la pronuncio spesso, e subito vedo due parole che si materializzano nel pensiero della gente:
1 - ladra
2 - raccomandata.
E' una cosa che m'infastidisce molto, perchè nella vita ho avuto a che fare con veri ladri e con veri raccomandati. Non ho nulla contro i raccomandati. Se potessi, probabilmente anche io entrerei nel club. Se qualcuno di voi pensa di sè stesso il contrario, probabilmente mente, perchè anche voi vi fareste raccomandare. Però non sono raccomandata, e non sopporto che la gente lo pensi. Mi sono fatta il culo quadro per avere quel poco che ho. Ma tanto mi credono in pochi.
I ladri invece non li sopporto. Ci sono molti tipi di ladri, io ho conosciuto la peggior specie: quelli che ti rubano la vita. Quindi non sopporto essere additata come una ladra.
Oggi il direttore della mia filiale ha mandato nel mio ufficio due clienti, madre e figlia, di origine polacca. Mi hanno odiata fin da subito. Non sto a raccontarvi la vicenda, sappiate che stavo veramente per invitarle a tornarsene al loro paese. Ho letto nel loro pensiero le due famigerate parole. Loro hanno creduto di poter leggere nel mio, e hanno creduto di leggere qualcosa del tipo "polacche di merda". Hanno letto male. Alla fine ho dovuto chiamare il direttore perchè era evidente che erano infastidite da me. Quindi si sappia che anche gli stranieri hanno pregiudizi. Hanno preferito parlare con un uomo, più maturo e più alto in grado. Non hanno capito un cazzo. Io ho aperto loro il c/c meno costoso e con il tasso d'interesse più alto (si fa per dire...era l'1%). L'ho fatto perchè era giusto così, e non mi sono nemmeno preoccupata di farglielo presente. Se il conto gliel'avesse aperto il direttore, non avrebbero avuto lo stesso trattamento. Io lo so.
Questo è molto triste: per quanto si cerchi di essere onesti, migliori degli altri e umili, ci si scontrerà sempre e comunque con i pregiudizi. Il mio direttore mi ha detto che una parte di colpa è mia: ridevo troppo. Ha ragione. Quando la gente è incazzata e rabbiosa non bisogna più sorridere, bisogna dar loro ragione e basta. Alla fine sul mio lavoro bisogna mentire in ogni occasione. Quindi non sono ladra. Non sono raccomandata. Ma le persone mi costringono ad essere bugiarda. La prossima volta niente più sorriso. Solo menzogne, per far stare in pace con loro stesse e con la loro patria le polacche.

giovedì 8 gennaio 2009

Aggiornamento cucciolo in vetrina.

Dopo lo scempio cui ho assistito qualche giorno fa e che vi ho riportato nell'altro post, ho mandato questa alla LAV:

Buongiorno. Vi scrivo perchè ho assistito impotente ad uno spettacolo che mi ha sbalordita, ma non sono certa dell'illegalità della cosa. Qualche giorno fa, al centro commerciale La Fattoria a Rovigo, ho visto un cucciolo di bulldog esposto in vetrina. Il negozio di animali era pieno di bifolchi (consentitemi questo termine) che bussavano alla vetrina, come se quel povero cucciolo potesse in un qualche modo rispondere al "saluto". Era spaventato, e la vetrina era minuscola, quel povero cane non aveva nemmeno lo spazio per camminare (eppure era piccolo!). So che la vendita di animali è legale, e questo è già per me un concetto allucinante. Sono vite, non soprammobili. Ma se proprio dobbiamo vendere delle anime, almeno che questo avvenga in condizioni decorose. Mi chiedo se si possa far sì che il cucciolo (sempre che nel frattempo non sia stato venduto) venga tolto dalla vetrina. Grazie.
Giulia Baroni.

E questa è la risposta ricevuta:

Gentile Signora Baroni, purtroppo l'esposizione in vetrina di cuccioli non è vietata e gli spazi sono sicuramente più adeguati (misure concordate dai veterinari ulss) di quelli di un altro punto vendita di rovigo, finche' ci saranno persone che considerano etico l'acquisto di un essere senziente avremmo negozi che vendono animali. Molti sono i cani che aspettano nei canili di essere adottati. La ringrazio della segnalazione ma con rammarico devo dirle che il negozio è a norma, non certo con i nostri parametri, ma di meglio non si è potuto fare. Faremo in ogni caso una "visita" di controllo. Un caro saluto
Sandro Guolo

lunedì 5 gennaio 2009

Vendesi anima innocente a soli 1400 euro

L'altro giorno con Paola mi sono fatta un giro in un centro commerciale. Vagando di vetrina in vetrina, noto un considerevole agglomerato di "esseri umani" davanti ad un negozio. Saldi all'80%? Mi sono fiondata, perchè l'unico motivo che mi veniva in mente per attirare cotanta attenzione era davvero una vendita straordinaria. Niente di tutto questo. Un bel cartello verde e grande riportava la scritta: 1400 euro!!!!!!
Un cappotto? Un antico e raro volume? Un gioiello? No. Un cucciolo.
Lo so, sembra impossibile, ma in vetrina c'era un cucciolo di bulldog inglese. In vendita.
E quei rincoglioniti che si accalcavano davanti alla vetrina? Tutti a bussare sul vetro per vedere "se il cucciolo si muove". Ma dico, se fossi in lui mi muoverei per sbranarti il culo! Ma non poteva, povera piccola anima innocente. Se ne stava lì, rannicchiato e spaventato, in un angolino della vetrina 1m per 1 m, ma forse anche più piccola. Suppongo che la cosa sia legale. Se non lo è, presto avranno una visitina perchè ho già provveduto a spedire una mail alla LAV. Spero che gli sequestrino tutto. Ma credo che non avverrà nulla di tutto questo. Vendere gli animali è legale. In un paese civile...ci arricchiamo vendendo esseri viventi. Ancora una volta mi chiedo chi sia il bastardo animale: il cucciolo o il commerciante? Ditemi voi.