domenica 26 aprile 2009

Roma: la città, la sua gente, i suoi turisti.

C'ero già stata a Roma...eppure ogni volta è come la prima. Mi emoziona, non c'è niente da fare. Io amo questa città talmente tanto da poter soprassedere sui suoi ben visibili difetti: smog, traffico, servizi scadenti, incapacità del romano medio di dare indicazioni stradali...un giorno questa città forse sarà la mia città...chissà. Ma analizziamo pure quanto accaduto.
Beh...ho visto monumenti già visti...solo che c'era una coda lunga il doppio perchè era il week end del 25 aprile. Ma l'ho fatta lo stesso col sorriso sulle labbra, che tanto i romani che passavano di lì se ne uscivano con battute simpatiche e cazzate varie. Ho notato che il romano in questi ultimi anni è diventato ancor più temerario nell'approccio all'altro sesso. Diciamo che una discreta percentuale di ragazzi ci prova sempre e comunque, quasi fosse una sfida. Spesso la preda non gli interessa affatto, ma ci prova. Giusto per godere della possibile conquista. Poi, se la ragazza in questione è carina o comunque lo interessa abbastanza...insiste! E insiste un sacco, ve l'assicuro! Che, Santo cielo, a volte diventa davvero difficile tener loro testa: e siamo fatte di carne anche noi ragazze, eh? Comunque io sono nata brava e tutto è andato per il meglio. Fatto sta che ho notato che l'approccio pomeridiano è classificabile in due principali categorie:

- IL SIMPATICO: sono quelli che ti avvicinano con una battuta, spesso con un deciso accento romano, e 9 volte su 10 ti fanno ridere di gusto

- ER FICO DEL COLOSSEO: quello sicuro si sè, normalmente si presenta più o meno così: - A bbbbona, questo è il mio quartiere, io qua sono il boss. Tu sei nel mio quartiere perciò anche tu sei mia - Ecco...detta così sembra una roba allucinante ma detta da loro è quasi credibile. Non so proprio come facciano.

Altro discorso è l'approccio notturno.
Diciamo che se questo avviene fuori dalla discoteca esso può facilmente rientrare nelle categorie sopra citate, ma con una buona aggiunta di alcool nell'alito e nel cervello che rende il tutto più comico o più credibile, a seconda del ragazzo di turno.
L'approccio discotecaro è davvero, davvero, davvero tanto, tanto , tanto diretto ed esplicito. Molti ti agguantano direttamente, e spesso non basta un "no" per metterli buoni. Alla fine si arrendono ma se so' de' coccio devi essere diretta quanto loro per farti liberare.
Nella maniera più assoluta l'approccio discotecaro è bocciato.

Il traffico. Santo cielo ma come cazzo guidate voi romani???? L'anarchia più totale regna nelle strade di Roma e limitrofi. Ho visto cose che non pensavo avrei mai visto. La segnaletica orizzontale è un semplice spreco di tempo e denaro...non gliene frega niente a nessuno!! Poi...dopo minuti e minuti d'imbottigliamento e quasi immobilità...alè...gli 80 km/h in pieno centro abitato per 100-200 metri...poi ovviamente inchiodata micidiale e mezzo copertone sull'asfalto per evitare di tamponare l'ultimo che se ne sta imbottigliato nell'ingorgo successivo. E così fino al traguardo. Mah...
C'è poi da dire che guidare a Roma senza navigatore è impossibile, è una città talmente estesa da andare oltre la mia concezione, e i poveri romani non sono quasi mai in grado di dare indicazioni. Persino raggiungere la stazione Termini da alcuni punti della città sembra un'impresa titanica: miliardi di strade e potenziali errori che ti portano fuori rotta. Un casino.

I turisti. Ah...i turisti di Roma sono guidati da un istinto primordiale che ricorda quello dei branchi di pesci tropicali: ci si muove tutti all'unisono. E per fortuna! D'altra parte non si può contare sulle indicazioni degli autoctoni...perciò il turista si arrangia. E si arrangia bene. Appena fuori dalla metropolitana si segue il fiume di gente e già sai che finirai davanti a qualche monumento o punto strategico. Certo, non sai quale monumento o punto strategico...machisenefrega! Tanto è comunque qualcosa da vedere!

Bon per oggi ho già delirato abbastanza. Per chi non l'avesse capito io amo Roma, con tutti gli annessi e connessi.

giovedì 9 aprile 2009

Sdegno, colpa e tristezza

Oggi lavorare è dura. Nico, un mio caro amico, è a L’Aquila. Sta bene, per come possa stare bene uno che dorme in macchina per paura che gli sciacalli portino via la poca roba salva in mezzo alle macerie di casa. Sono davvero molto angustiata, forse oggi ancor più che lunedì. Man mano che passa il tempo ci si rende conto che è stata un tragedia di dimensioni pazzesche, e quasi ti senti in colpa nello stare bene, nel salire in macchina per andare a lavorare e nel metterti a tavola a consumare il pasto. Perché vorresti essere lì, a scavare, per salvare gli ultimi scampoli di vita. O a dare riparo a chi non ce l’ha, o una speranza a chi l’ha persa. Anche solo una spalla su cui piangere i propri morti. Invece siamo tutti qui, chi a casa e chi in ufficio, a cercare di fare quello che è giusto fare: vivere. Il pensiero corre là, in Abruzzo, e vorresti che anche il corpo corresse là, perché esserci in mezzo, a quel disastro, quasi toglierebbe il macigno che ti pesa sul cuore. Gare di solidarietà ce ne sono a decine, se non centinaia, e già so che ancora una volta questo popolo di cazzoni ci ricorderà che sa essere anche un popolo col cuore grande, che non si volta dall’altra parte per non vedere. Spero solo che qualcuno non si approfitti della generosità che (solo) in questi momenti sappiamo esprimere. Spero che Striscia non ci sveli montagne di viveri e oggetti spediti ai terremotati e poi accatastati da chissà chi al solo fine di guadagnarci qualcosa (ve lo ricordate il 97, che scandalo? Io sì). Spero che finisca presto, ma la terra trema ancora. Cerco di pensare alle cose normali: al lavoro, alla palestra, al fidanzato…ma davvero è troppo difficile. Poi, ieri sera, ho provato vergogna per quei minchioni del tg1. Mi hanno fatto vomitare, VOMITARE! La gente muore, scava, piange, cerca di ricostruire, salva vite e lotta da ore, e sti rincoglioniti cosa fanno? Un servizio sullo share ottenuto dalla rete grazie agli speciali sul terremoto. Ecco, perché è questo che interessa loro: il guadagno, il prestigio. Il prezzo di queste cose non conta: 250 morti valgono tranquillamente 5 milioni di spettatori. Ma vaffanculo! MAI PIU’ farò parte del loro share. Sono talmente disgustata che credo proprio che glielo farò sapere, che sappiano quanto mi hanno indignata, quanto mi hanno fatta sentire tradita e usata come strumento di bilancio. Né noi, né le vittime di questa sciagura possiamo essere usati per uno scopo meschino quale il guadagno. E oggi provo solo sdegno per quel tg di merda, senso di colpa per l’essere qui e non poter far altro che mandare sms di beneficenza e infinita tristezza.

lunedì 6 aprile 2009

L'appello

Internet mi ha fatto conoscere tante persone. E ora cerco di ricordare se qualcuno di loro abitasse nelle zone del sisma. E ho paura. E sono arrabbiata. Non con Dio, non è lui a costruire i palazzi.