sabato 5 giugno 2010

Romanzi da prendere o da lasciare.

Questo sarà un post noioso, ve lo dico subito, ma ho voglia di scriverlo perciò lo farò.
Sto facendo un discreto casino (casino è la parola giusta) con il nuovo romanzo.
Che poi, chi mi conosce sa che ne sto scrivendo due, allora diciamo che non mi riferisco a quello a sfondo animalista ma all'altro.
Pensavo di avere, almeno stavolta, le redini della storia, di condurre il romanzo senza problemi. Anche stavolta non è così.
Leggo e seguo i blog di vari scrittori italiani, e mi rendo conto di essere davvero casinista rispetto a loro. Questi professionisti (passatemi il termine) hanno sempre sotto controllo storia e personaggi, ma soprattutto hanno metodo. Sono rigorosi.
Licia ad esempio scrive tutte le sere un tot di pagine, non una di meno.
Gl D'Andrea prima di iniziare a scrivere il romanzo stende una scaletta degli avvenimenti.
Io? Io vengo folgorata da un'immagine, una scena, un dialogo. Scrivo la folgorazione. Poi mi pongo delle domande: perchè la ragazza si suicida (Moona)?, dove sta andando la ragazza in aereo (Kate)?, cosa aspetta la ragazza che si mangia le unghie (Alice)?, perchè il bell'uomo osserva la folla con distaccato disprezzo (Luca)?
E rispondo. Quindi la risposta esige nuove scene, nuovi personaggi. Vado avanti alla cieca. Poi di norma un po' prima di arrivare a metà stesura ho deciso come si snoderanno gli eventi e quale sarà l'epilogo del romanzo. E arrivata all'epilogo mi attendono almeno tre nuove stesure per tappare i buchi, sistemare le incongruenze e appianare deus ex machina allucinanti.
Ma con questo romanzo ho stravolto tutte (ma proprio tutte!) le mie idee ben tre volte.
Cosa sto combinando? Sto cercando di fare il passo più lungo della gamba? Voglio scrivere storie che vanno al di là delle mie capacità? Temo di sì.
Forse sto cercando di varcare i miei limiti, ma i miei limiti probabilmente sono invalicabili.
Nei momenti di sconforto mi viene voglie di cancellare il file.
Ma il fatto che io non sia pronta adesso, non significa che non lo sarò in futuro.
Ma chi glielo dice ai miei personaggi che non sono capace di portare avanti le loro vicende? Bussano talmente forte alla mia porta che non riesco a non aprire. Al momento non so cosa è giusto fare, se abbandonare (almeno momentaneamente) o continuare la storia.

5 commenti:

  1. Intanto scrivi, poi si vedrà. Aggiungi pure che D'Andrea GL fa almeno tre stesure complete dei suoi romanzi e che ogni stesura è diversa rispetto alla precedente :-)

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  2. Quoto Luca, scrivi.
    Lo scrivere è sempre utile, mal che vada puoi considerare questo periodo come quello che lo scalatore passa in palestra o su cime "amiche" prima di affrontare la vera scalata. Insomma, è pur sempre un utile allenamento ;)

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  3. Ma sì, scrivere è sempre una soluzione.

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  4. Io ho scoperto una cosa.
    Che una volta trovata la propria strada, diventa tutto più semplice. Non più facile, eh, sempre una fatica improba, scrivere (e scrivere bene), ma almeno le cose si fanno semplici.
    Per farti un esempio, quando devo iniziare a scrivere qualcosa prendo dei fogli, scrivo in alto il nome dei personaggi e sotto tutte le parole che mi vengono in mente.
    Di solito mi blocco dopo un paio di righe, se non dopo tre parole.
    Ma da pochi giorni, da quando Ale mi ha detto su cosa secondo lui dovrei puntare, i fogli si stanno riempiendo (ovviamente io sono una mezza cretina e quindi ho bisogno di lui che mi conosce bene).

    Ah, e quoto Val e GL (sì, lo so, ma mi piaceva scriverlo :P )

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  5. mmmm io sono come te per certi aspetti, oddio parlo come se avessi scritto chissà che, ma vabbè... dicevo io ho un'immagine. Da lì parte tutto. Però poi uso i miei quaderni per sistematizzare e organizzare e tracciare le linee guida.
    Con Insecta ho fatto così almeno, scrivevo la traccia degli avvenimenti (una riga si e no) poi la espandevo sintetizzando gli avvenimenti del capitolo, poi espandevo la cosa scrivendo un paio di paginette per ciascun capitolo. Infine scrivevo il capitolo, che puntualmente veniva totalmente diverso da come lo avevo pensato, però alla fine la storia viene fuori. È un lavoro di... scavicchio.

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