lunedì 22 febbraio 2010

Sanremo, secondo me.

Non mi scandalizzo di fronte alla vittoria di Valerio Scanu. Dico sul serio, tutto sommato credo che sappia cantare, non ha stonato, ha studiato e ha portato una canzone forse banale (ma perchè, ce n'erano forse di innovative? Di mai sentite? Di rivoluzionarie?), ma che tutto sommato è orecchiabile, mi piace soprattutto la melodia di base. Il pianoforte iniziale poi lo trovo carino. Che vi devo dire, a me non dispiace che abbia vinto. Ha 19 anni, tanti sogni nel cassetto e la capacità di cantare davvero bene (l'ho sentito in altre performance ed è proprio bravo, secondo me), e allora va bene che abbia vinto lui. Se vinceva Marco Mengoni mi andava bene uguale, idem per Malika e Noemi. Lo scandalo è chiaramente il principe. Ora, io Sanremo non l'ho seguito per niente, se non attraverso internet e telegiornali. Però, però, però.
Però non posso non chiedermi che caspiterina c'entra un'intervista stile Porta a Porta a Bersani e Scajola da parte di Costanzo. Potrei soffermarmi anche sul fatto che c'erano ospiti 3 operai di Termini imerese (ribattezzato da mamma Mara "Termini RIMINESE). Anche loro, con tutto il rispetto, che c'entrano? Non era la sede. Costanzo è completamente rincoglionito, e chi gli dà corda in quel modo lo è quanto lui.
L'ospitata di J.Lo invece ha un suo perchè, così come Susan Boyle e quell'altro rapper nero molto famoso ma di cui mi sfugge il nome. Loro hanno un posto nella manifestazione...ma gli altri? Boh.
Antonellina Clerici: forse doveva mettere gli occhiali perchè quando leggeva (dal gobbo?) gli annunci dei cantanti sembrava una bimba delle elementari. Incartata di brutto. Per il resto bisogna ammettere che s'è trovata in diretta in qualche situazione particolare (fischi dalla platea, orchestra che protesta, Costanzo che pensa di essere Vespa ecc...), e che dato che di Pippo Baudo non se ne può più bisogna accontentarsi. Almeno non ha annunciato in diretta la ricetta per cucinare i gatti (Bigazzi...sei proprio scemo!).
Le canzoni: ne ho sentite poche, però a mio modestissimo parere sono più belle di quelle dell'anno scorso, o quantomeno quelle carine sono più numerose. Le canzoni di Irene Grandi, Noemi, Scanu, Mengoni, Malika sono carine...dai l'anno scorso erano di meno! Non ho volutamente nominato Povia, perchè lo odio, lo trovo un leccaculo allucinante e mi stupisco che i soliti buonisti ipocriti e rimbambiti italiani ci caschino ancora. Sveglia!!!
Detto questo sono felice che Sanremo sia finito. La prossima volta voglio la mia Paoletta su quel palco. E la voglio con la statuetta in mano.
Vado a fare l'amore in tutti i laghi. Au revoir.

mercoledì 17 febbraio 2010

Tortura e indifferenza.

Si arriva a sera, magari stanchi, dopo una giornata di lavoro (o peggio: una giornata spesa alla ricerca di un lavoro che non c'è), una giornata di sogni infranti, di fatica, di falsi sorrisi dispensati a chiunque pur di portare a casa la pagnotta, e tutto quello che vorresti è poter leggere una buona notizia. Ad esempio, che il canile di Tricase è stato svuotato e tutti i cani adottati, che Pagliaccio ha trovato una famiglia che lo ama, che è finalmente resa illegale anche la vivisezione sui gatti (lo sapevate che in alcuni casi è consentita??), che in Spagna si sono improvvisamente risvegliati con un grande senso civico e hanno cambiato la legge che impone la soppressione dei cani detenuti nelle perreras...invece no...invece leggi che c'è ancora gente orribile che si filma mentre tortura con tacchi a spillo un cucciolo di cane, portandolo alla morte. Come se non bastasse, tra i commenti trovi qualcuno che con immensa sensibilità ed evidentissima capacità di comprensione e analisi si scandalizza di tanta attenzione per una notizia sugli animali...scherziamo? Un intero articolo di giornale sulle atrocità commesse su una creatura non umana? Tutto questo nuoce gravemente all'economia mondiale! Scandalizzarci e schifarci di questo accadimento che ha coinvolto un povero cucciolo comporta la morte di almeno 10 bambini in Africa! E vogliamo parlare della crisi economica? Avete idea di quanto questa notizia (con relativi commenti di condanna verso l'atto ignobile della tortura) possa far sprofondare le borse di tutto il continente?
Io non posso davvero crederci. Sono schifata di certo dalla notizia della prolungata agonia imposta al cane (il video nemmeno l'ho guardato...ho già visto troppo), ma non so più dire se mi spaventa maggiormente il sadismo dell'essere umano che si accanisce su un essere vivente, o la totale indifferenza di altre persone di fronte a questo evento. Perchè ci stiamo abituando a tutto, capite? Perchè non possiamo perdere nemmeno un secondo a provare un'infinita pena per quell'anima innocente brutalizzata...dobbiamo pensare al crack delle banche inglesi! Dobbiamo pensare ai nostri politici che sperperano il denaro pubblico per andare a trans! Dobbiamo pensare che il mercato del lavoro va alla deriva e noi tutti con lui! Dobbiamo sempre e solo pensare alle uniche cose che contano davvero al mondo: l'economia e la finanza, se poi vogliamo proprio guadagnarci un posticino in paradiso possiamo lanciarci in un atto di infinito buonismo (ipocrita!) e ricordarci che in giro per il mondo esistono una manciata di milioni di persone che crepano di fame.
Fine.
Guai a soffermarsi su un altro aspetto che sta andando alla deriva: l'animo umano. No, a che ci serve una coscienza intatta? A che ci serve un'anima pura? Mica ci danno il pane, quelle!
Meglio pensare alla bolla immobiliare di Dubai, vero?
Perchè chi se ne frega del cane...se muore ce ne sarà uno in meno per strada, e 50 cent in meno che lo Stato dovrà passare ai canili per il suo mantenimento (così con quei 50 cent un qualche politico potrà offrire un caffè alla escort di turno).
Non c'è più posto nei nostri pensieri per chi non ha voce. Non c'è più posto per chi non può gridare la propria disperazione, per chi non ha gli occhi di un bambino (ma anche per loro, purtroppo, comincio ad avere qualche dubbio), per chi, semplicemente non è umano, civile. Per chi non ha un conto corrente. Per chi non sa cosa sia Dubai. Per chi non ha almeno un fondo d'investimento.
Che schifo.
E resto della fermissima convinzione che non è necessario amare gli animali e adottarne tanti o fare volontariato al canile per essere una brava persona. Però chi odia e disprezza gli animali, odia e disprezza i più deboli e indifesi. Ma a volte, anche le persone possono essere deboli e indifese: quindi queste terribili torture sono toccate a un cane solo per puro caso. Sarebbe potuto essere un bambino, un portatore di handicap, un senzatetto. Chi fa del male agli animali, è pericoloso anche per le persone.
Ma la cosa più importante è che ENEL ha indetto un'offerta pubblica di vendita, che la borsa è positiva e che anche oggi il pasto è garantito.
Infinita tristezza.

venerdì 12 febbraio 2010

Gli errori del principiante

Credo di averli fatti più o meno tutti, e quelli che non ho fatto prima li farò senz'altro adesso, con il nuovo romanzo. Gli errori si possono commettere in tutte le fasi di un lavoro letterario, dal momento in cui nasce all'idea a quello in cui si cerca di pubblicare la storia.
In fase di stesura, ad esempio, scrivo aggettivi ovunque. Aggettivi inutili, ridondanti, fastidiosi e a volte anche ridicoli. Quando vado a rileggere per la prima volta la stesura mi chiedo davvero com'è possibile che io ne abbia buttati lì così tanti. E allora si parte con l'amputazione, a volte dolorosa, ma sempre e comunque indispensabile. Alla fine, sarò onesta, temo sempre di averne lasciato qualcuno di inutile in qua e in là.
Un altro errore che commetto di sicuro è quello di far dirigere il gioco ai personaggi, che sono molto indisciplinati. Inizialmente parto sempre con l'intreccio più o meno chiaro, per giungere alla fine e ritrovarmi una storia fortemente diversa. Questo perchè io sono solo il braccio, la mente è data dall'insieme dei personaggi che fanno quello che vogliono. L'errore non sta tanto in questo quanto nel fatto che poi ci sono deus ex machina da correggere, contraddizioni, passaggi poco chiari. Quindi, dopo l'amputazione degli aggettivi, serve un'altra stesura per sistemare tutte queste beghe.
Un altro errore tragico è il cadere in paranoia: siamo sicuri che al mondo non sia stata scritta una storia simile? Non è che poi mi accusano di plagio? E i nomi dei personaggi non saranno troppo evocativi di storie altrui? Forse la mia storia non è abbastanza originale! Forse è troppo fantasy! Oh Dio, non posso mettere un vampiro nella mia storia perchè tutti direbbero che ho copiato Twilight! Aaahhh! Oh mamma ma c'è anche un licantropo!
Tutte pare inutili perchè se la gente dice che hai copiato la Meyer in quanto esiste un vampiro nella storia, allora la Meyer ha copiato la Rice, la Rice ha copiato Stocker e via dicendo.
Poi parte la valanga di errori che riguarda il "dopo". Dopo che l'hai scritto, riscritto, ri-riscritto e spesso addirittura ri-ri-riscritto, ti senti in grado di proporlo agli addetti al lavoro. Qua gli errori non li so bene identificare, posso dire che: bisogna evitare le case editrici a pagamento (qualunque forma di pagamento, acquisti di copie e coperture spese compresi), bisogna evitare case editrici che non pubblicano il genere del nostro romanzo, bisogna evitare le raccomandate (postali), bisogna evitare di scassare troppo la minchia perchè se non c'è trippa per gatti ogni azione è inutile.
Non ho ancora capito se le agenzie letterarie sono da scrivere nel reparto "errori del dopo".
Non ho ancora capito se rivolgersi direttamente a un editor sia un "errore del dopo".
Una cosa ritengo abbastanza certa: se si decide di rivolgersi a una persona in particolare (editor, agente, ecc...) bisogna presentarsi in maniera intelligente. Ovvero: quanto ci fa incazzare ricevere la lettera di rifiuto standardizzata da parte della casa editrice? Molto, perchè capiamo che non l'hanno scritta per noi e che probabilmente non hanno letto il nostro lavoro (e d'altra parte come potrebbero fare altrimenti? Eppure la gastrite ci sale lo stesso). Quindi: a che velocità potrebbero girare le palline dell'editor o editore di turno leggendo una nostra lettera standard, che potrebbe andar bene anche per un benzinaio o un primario ospedaliero? Credo che sia quantomeno prova di educazione e rispetto spiegare il perchè di quella scelta, motivandola possibilmente con la propria opinione sul lavoro del professionista in questione.
Detto questo, credo che di errori del "prima, dopo e durante" ce ne siano una valanga, credo di averne commessi una buona parte, ma credo anche che non sarò mai una scrittrice frustrata. Perchè? Perchè la pubblicazione non è il mio fine. E' un (un, non il) mio mezzo. Il mio mezzo per poter un giorno sbraitare tutto quel che so sulla questione animalista. Informare, divulgare, aiutare e perchè no anche imparare il più possibile su tutto ciò che riguarda la dignità della vita animale e i diritti di queste creature. Questo, e solo questo. Se non ce la farò attraverso la pubblicazione dei miei romanzi e quindi sfruttando un'immagine "popolare", ce la farò in altro modo. Per questo, non sarò mai una scrittrice frustrata: perchè non è il mio fine pubblicare. Però sarebbe una figata!

sabato 6 febbraio 2010

Perchè in America i sogni si realizzano?

E’ da tanto che me lo chiedo, ma non è che io abbia trovato una risposta univoca. C’è chi dice che semplicemente l’America (nello specifico oserei dire gli USA) è più grande, ci sono più persone, perciò è percentualmente più probabile realizzare “il sogno” e ottenere risultati. In pratica, è più probabile trovare il mendicante che diventa miliardario tra 500.000.000 di persone americane che tra 50.000.000 di persone italiane. Giusto. In teoria. In pratica, è molto più raro di quanto ci si dovrebbe aspettare che un italiano sbanchi, matematicamente parlando. E la domanda è: perché?
Ora, io in America non ci sono mai stata, tutto quello che so viene da una fonte molto poco attendibile: la televisione. Poi ci sono giornali, libri, riviste, cinema e quant’altro, ma la tv è la fonte primaria. E cosa mi insegna la tv sull’America? Che là i sogni vengono rispettati. Cha là si tende ad investire maggiormente sulle nuove reclute. Che là puoi collegarti a internet oggi, mandare una mail a Steven Spielberg stasera e leggere la sua risposta domani. Nella mail non troverai scritto chissà che, ma forse qualche buon consiglio sì, e se sei fortunato anche qualche numero di telefono utile.
Prova da Ferrara a mandare una mail a chessò...Giorgio Faletti. Se (e sottolineo se) ti risponderà sarà per dirti “grazie dei complimenti, forse me li merito e forse no, ma li accetto. Ah...ho letto che anche tu hai un sogno. Beh buona fortuna.”
Capite la differenza? Qua c’è una barriera, tra chi ce l’ha fatta e chi ce la vuole fare, pressoché insormontabile. Praticamente delle caste. Perché chi ce l’ha fatta “ha dovuto lottare con le unghie e con i denti, farsi il culo, uscire dalla miseria...perciò anche tu dovrai fare lo stesso. Perché per te dovrebbe essere diverso? Perché devi lottare meno di me? Poi non sia mai che ci sia troppa concorrenza, perciò fottiti.”
Pare che in America ci sia posto per tutti, e chi ce l’ha fatta non ha nulla da temere dalle nuove leve. Anzi, potrebbe addirittura imparare qualcosa di nuovo!
Qua no. Qua le poltrone sono tutte occupate: “vatti a scaldare il culo in mezzo all’immondizia, grazie.”
Non voglio certo dire che negli USA tutti realizzano il proprio sogno, ma un'opportunità spesso (non sempre) capita. Ultima in ordine cronologico: il film Paranormal Activity, costato 15.000 dollari, girato in 7 giorni, fonte di guadagno per 107 milioni di dollari (solo in America). Un sogno, oggettivamente. Internet è stato di certo il principale mezzo di pubblicità, servivano 1.000.000 di persone che chiedessero di veder il film sconosciuto nella sala vicino a casa, e il regista le ha trovate, queste persone. Poi va beh, tra queste persone c'era un tal Steven Spielberg...questo ha aiutato. La domanda è: qua sarebbe stato possibile tutto ciò? Qualcuno avrebbe davvero richiesto di vedere il film nella sala della propria città? Qualcuno si sarebbe interessato a questo film e al sogno che si portava dietro? In Italia, esiste davvero il passaparola? Qualcuno che davvero si prodighi per far sapere ad amici e paranti che "quello sconosciuto che fa film/libri/canzoni/quadri è davvero bravo e merita la loro attenzione?
Oppure ognuno si fa i fatti suoi, guarda "in casa propria", e si interessa solo ed esclusivamente del passaparola già innescato all'estero?
La solitudine dei numeri primi avrebbe venduto così tante copie se non avesse vinto il premio Strega? Qualcuno l'avrebbe esaltato in maniera così eclatante se invece che da Mondadori fosse stato pubblicato da una piccola casa editrice? Coloro che l'hanno premiato con tanta foga, l'avrebbero ugualmente considerato se non fosse stato targato Mondadori?
In Italia, è ancora possibile partire da zero e cambiare la propria vita e magari anche quella degli altri? I sogni, qua, hanno valore? O sono una perdita di tempo, un qualcosa che distoglie dal lavoro, dallo studio, dalla famiglia?
C'è ancora qualcuno che crede e ha voglia di investire nella novità? Nel nome nuovo? O è preferibile fare investimenti sicuri, puntare su nomi noti?
Un treno di domande abbastanza banali. E concludo dicendo che non ho mai scritto a Faletti, che non so cosa risponderebbe se gli si mandasse una mail e che ho scritto il suo nome solo perchè è uno dei più noti. Magari se gli mandate una mail sarà molto cordiale e vi svelerà il suo segreto del successo. O forse vi manderà a fare in culo. Non lo so. Non è questo il punto, comunque.

lunedì 1 febbraio 2010

La mia "cosa" da un altro punto di vista.

Mi aggiro tra le vie delle città, a volte volo trasportato dal vento, e posso abbracciarvi meglio. Quando vi incontro mi stringo a voi, affondo le dita nelle vostre folte pellicce, avvolgo i vostri corpi così caldi, così accoglienti. Condivido con voi creature del monde animale la frustrazione dell'abbandono, e vi accompagni nei lunghi inverni per non farvi sentire soli. Vi sento tremare sotto le mie spire, sento le vostre zampe intirizzite e i vostri peli umidi. Quando mi allontano un po' mi appoggio alle vostre ciotole e l'acqua si ghiaccia, impedendovi di bere. Quando mi siedo per terra il cemento diventa una lastra gelata che vi fa scivolare e cadere, a volte sbattendo contro le reti e le sbarre delle vostre prigioni. Vi tengo compagnia, amici animali, nella solitudine della vostra vita di orfani, di figli di nessuno, di creature di un Dio minore. Quando vedo che le vostre zampe non vi sostengono più vi sto più vicino ma la situazione peggiora tanto che a volte non siete più in grado di muovervi. Vorrei aiutarvi e invece vi uccido. Eppure io voglio solo coccolarvi, donarvi l'affetto e l'amore che i bipedi vi hanno negato. Vi accarezzo, vi stringo, vi bacio, e voi tremate. Quale invidia provo per i bipedi che possono toccarvi senza procurarvi fastidio o dolore! Se solo sapessero, quegli uomini, quale grande fortuna hanno tra le mani! Tutto quello che io tocco rabbrividisce, si crepa, si spezza. Non mi guarderete mai, amici a quattro zampe, con la devozione e l'amore che dedicate alle persone che vi danno cibo, un po' di attenzione, un briciolo d'amore. Mai potrò godere di un così disinteressato affetto da parte vostra, perchè io vi faccio battere i denti. Che cosa ignobile compie l'uomo che vi abbandona, che vi picchia, che vi uccide! Se solo io potessi donarvi sollievo col mio tocco lo farei, lo farei per godere per un secondo del vostro amore che dispensate con così grande ingenuità e facilità. Ma io non posso, non posso darvi quello di cui avete bisogno, piccoli amici animali. E non importa che siate gatti, cani, topolini, volpi...la vostra innocenza mi disarma. Non posso stare lontano da voi, dai vostri corpicini che sprigionano affetto. E vi gelo. Perchè io sono il Freddo, e come voi, sono solo e abbandonato da tutti.