venerdì 12 marzo 2010

Inediti? No comment.

Io non sono nessuno in ambito letterario/editoriale, ciò nonostante ci “bazzico” un po’. Rispetto all’ultima volta che mi misi a cercare un editore (circa tre anni fa, forse un po’ di più) le cose si sono ulteriormente complicate, a mio parere. Però, forse, questa percezione è data anche da una maggiore consapevolezza. Ad esempio adesso non me lo sogno nemmeno di prendere il mio bel malloppone di 110.000 parole e spedirlo alle medie e grandi case editrici, perché è una perdita di tempo e di denaro. Ne sono e ne resto convinta, nonostante in qua e là qualche anonimo addetto ai lavori assicuri che nella loro casa editrice “tutti i manoscritti vengono visionati, uno per uno!!”. Io non ci credo, e non ci credo perché ritengo davvero improbabile l’eventualità di aver contattato TUTTE le case editrici (non a pagametno, s’intende) fuorché la loro. E come so che non leggono inediti? Beh, glielo chiedo. Alzo la cornetta e mando mail (di solito faccio entrambe le cose, così, per star sicura) chiedendo SE accettano inediti in lettura. Fino a tre anni fa la risposta era che no, l’enorme quantità di manoscritti pervenuti in redazione non consentiva l’accettazione di nuovi lavori. Oppure mi informavano che il loro catalogo era già straripante di novità fino alla venuta dei Cavalieri dell’Apocalisse. Oppure che proprio per loro politica non accettavano inediti (Feltrinelli, ad esempio).
Ora queste stesse case editrici non hanno nemmeno più il tempo di rispondere a una domanda di due righe, e tacciono. Una, solo una, mi ha mandato una mail vuota, con allegato un documento word di una riga e mezzo nella quale si dice che non hanno modo di prendere in esame nuovi scritti. Firmato: editore Marsilio. Fino a tre anni fa era una persona fisica che mi rispondeva, e si firmava magari Sara, o Marco, o Fabrizio. Adesso no, Editore Marsilio. Anche per dire che non si accettano inediti usano una e riga e mezzo di roba preconfezionata. Questo mi fa capire quanto sti poveretti siano sommersi di manoscritti. Non hanno nemmeno il tempo di digitare sulla tastiera le dieci parole sufficienti a dirmi no. Almeno prima avevo l’impressione di aver a che fare con esseri umani, adesso ho a che fare con “firmato: Editore Marsilio”. Io ci credo quando mi dicono che non hanno materialmente il tempo e il personale da dedicare alla pesca a sorpresa dei manoscritti, ci credo fermamente. E quindi? Che si fa?
Lo stare con gli animali, soprattutto cani, mi ha insegnato tante cose, una di queste è che quando un metodo non funziona è molto stupido accanirsi con quello. Pensiero lato: bisogna cambiare strategia. Se il cane non riconosce il comando “seduto”, allora devi cambiare due cose: il metodo (non impara con le pacchette sul sedere? Allora le pacchette sul sedere sono inutili) e il comando (non riconosce il seduto? Allora quel comando non va bene). Soluzione: sussurragli all’orecchio la parola “giù” ogni volta che il cane è seduto casualmente, premiarlo con un biscotto e il gioco in breve tempo è fatto.
Cosa mi rivela questo? Che contattare personalmente le case editrici non porta a una cippa lippa.
“Ma Licia Troisi ha spedito la trilogia a Mondatori e Sandrone Dazieri l’ha incoronata regina del fantasy italino!!”
Certo. Erano altri tempi, però. E lei ha avuto anche un pochetto di culo. Voi siete persone che hanno culo? Io no, perciò non ci conto troppo.
Soluzioni?
Concorsi letterari e internet. I primi sono tanti, ma quelli dedicati ai romanzi sono pochi e quelli che davvero offrono uno spiraglio sono ancora meno. Eppure bisogna insistere.
Internet: oh, qua casca l’asino. Leggo sul blog di Lara Manni che esistono licenze che tutelano il proprio lavoro anche se pubblicato su internet, e anche Gianrico ne aveva parlato sul suo blog. Credo sia una buona strada.
Quella della piccola casa editrice che pubblica gratis la sto già provando con il primo romanzo, adesso voglio sperimentare nuovi sentieri. Male che vada mi perdo e torno indietro, ma sono abbastanza convinta di non cadere in un precipizio. Esiste anche la possibilità di scoprire nuovi panorami godibili solo attraverso questi nuovi sentieri, no? Allora, a giugno, quando scadranno i concorsi (ben 2...) cui ho spedito il romanzo e sarò quindi libera di fare col testo quello che mi pare, penso che lo metterò in rete, ovviamente gratis (ciò non toglie che chi desidera potrà fare una donazione alla ONLUS Gli amici di Gattone o Le Muse). Perché scrivere vuol dire soprattutto comunicare, e non necessariamente pubblicare. Tutto sommato, se si trova il modo di comunicare anche senza pubblicare, non c’è niente di male. Ovviamente, bisogna avere qualcosa da dire. Ma questa è un’altra storia.

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