mercoledì 17 marzo 2010

Libri maturi.

Ho scritto due romanzi e ne sto scrivendo un terzo: sono tutti di generi differenti. Diciamo che se i primi due potevano essere quantomeno simili (fantasy il primo, urban fantasy il secondo), il terzo non c’entra una cippa lippa con i precedenti (non c’è nulla di fantastico). Mi chiedo: può questo essere un sintomo d’immaturità? Forse lo scrittore maturo, quello pronto, è anche quello che ha un suo genere e che lo sente suo con una certa esclusività. Ci sto pensando da qualche giorno (da quando GL ha iniziato a pubblicare i post sulla sua esperienza editoriale), e non ho ancora trovato una risposta. Anche il pubblico dei lettori è diverso da libro a libro: il primo è per l’infanzia, il secondo per ragazzi (giovani adulti) il terzo ancora non lo so (potrebbe non avere un pubblico target, lo scoprirò alla fine. Perché io scrivo storie, non storie per).
Quindi io non ho un “genere” di riferimento. Al massimo ho qualcosa da dire, e uso una storia per comunicarla, una storia della quale devo innamorarmi all’istante.
Ma d’altra parte, quando questi personaggi sfondano la porta del mio cervello, posso io invitarli a uscire adducendo strane scuse relative alla necessità di impacchettare una storia di “genere”? Potrei anche provare, in effetti. Potrei ignorarli nella speranza che se ne vadano dalla mia testa. Ma perché farmi della violenza?
Eppure, mi chiedo anche: perché le mie idee sono così diverse l’una dall’altra? Perché non hanno una linea comune? Forse non sono pronta. O forse non serve appartenere ad un “genere” per essere scrittori. Chissà.

Ps
piccola soddisfazione che vi posto qua

5 commenti:

  1. E' la seconda: non serve appartenere ad un genere ;)

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  2. Anche secondo me,a dir la verità.

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  3. Non serve "appartenere" ad un genere... ma perché non saresti pronta? Tu hai idee scollegate l'una dall'altra... io col gioco dell'oca mi sono resa conto che la maggior parte dei miei personaggi vuole fuggire da.
    A volte mi chiedo se non sono io stessa a voler fuggire, ma da cosa non lo so, visto che ora la mia vita mi soddisfa...

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  4. VAle: ho notato che hai interrotto il gioco dell'oca, ed è un peccato perchè mi avevi catturato, sai? Non so se sono pronta perchè ogni volta che rileggo il romanzo trovo qualcosa che non va, e pur avendo il vago presentimento che la storia c'è tutta, non l'ho spedito a nessuno (a parte un concorso che scadeva a fine febbaraio). Significa che la mia testolina SA che c'è ancora qualcosa da sistemare. IN generale, a volte mi coglie lo strano dubbio che lo scrittore pronto sia anche lo scrittore con le idee chiare riguardo sè stesso e i propri libri (anche futuri). Io navigo a vista, diciamo. Come i miei personaggi.
    Per quanto riguarda il fuggire...beh scrivere è anche fuggire.

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  5. Alla fine l'ho ripreso. Mi ero incagliata, poi parlando con Ale e leggendo i blog di Lara e GL ho pensato, porca paletta, anche se viene una schifezza, devo finirlo.

    Quanto a c'è ancora una cosetta da sistemare! Ancora un ritocco! Una correzioncina, aspetta... Aspe', ancora non ho fin...
    Eh, già. Come Catullo, dico sempre.

    Se guardiamo le varie interviste agli scrittori pubblicati (la specificazione è d'obbligo, che io dico che te SEI una scrittrice, anche se per ora di tuo ho letto solo il piccolo brano da brividi di House of books) certo che sembrano tutti sapere esattamente come cosa e dove stanno andando.
    Io per gioco lo dico sempre a mio marito: mi immagino alla prima presentazione del mio primo romanzo pubblicato. Sala o libreria non troppo piena ma nemmeno vuota, io dietro la scrivania con Ale e l'editore (e il direttore della libreria), il microfono acceso che fa l'eco: "mmmh... Sì, "L'Occhio del Gatto"... eeh... Ehm, altre domande?" (Al che ALe si mette a ridere, ma questo è per via di una certa tendenza all'istrionismo che ho...)
    Voglio dire, secondo me è tutta una posa. E i dubbi sono - come dire - sacrosanti. Insomma, dovrebbero essere una garanzia di bravura, magari sbaglio, però. Guarda uno come Dan Simmons. Mai un dubbio, da quanto traspare dal suo stile, e Danse Macabre mi fa venir voglia di lanciargli qualcosa addosso. Qualcosa di pesante e pieno di spigoli aguzzi.

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