mercoledì 31 dicembre 2008

Moona vs Streghe

Nessuno sarà in grado di capire questo post. Frega niente, come al solito :) .
Ho trascurato le mie streghe. Perchè? La storia è lì, mi stringe il cuore, mi bussa al cervello, non mi abbandona mai. La fiducia si è volatilizzata, però. Le prime pagine del seguito mi piacciono tanto. Odio la falsa modestia, quindi in sincerità penso proprio di avere avuto una gran bella idea per questo secondo volume, e forse anche per il terzo. Però se riesco pongo la parola fine già con la battaglia di Sagridal. Ce le ho tutte e due le mie storie: quella di Moona e quella delle streghe. Ad averne il tempo, almeno una sarebbe praticamente finita, e l'altra a metà. Invece no, sono all'inizio. Moona con la sua bastardaggine mi ha rapita. Va bene, Moona la stronza avrà il suo finale shock, il vampiro Leon avrà la sua rivelazione inimmaginabile, Edward avrà quel che si merita. Sanctuary sarà messa a ferro e fuoco, e tutto avrà inizio dalle sue fogne. Ce l'ho. So tutto. Sto scrivendo. Bene.
E Le mie streghe? Cazzarola ne ho un sacco ancora da metter giù! Perchè le ho trascurate così? Io lo so perchè, ma mi odio ogni volta che lo ammetto. La verità è che sono pigra e anche un po' opportunista. Pigra perchè il primo volume delle streghe va messo a posto. E' acerbo. Lo so, che è acerbo. E non c'è Paola Milani che mi possa convincere del contrario. Va sistemato. Almeno la prima metà! L'incipit nuovo l'ho fatto ( almeno quello), ma tutta la parte precedente alla morte di Gaia è ancora quasi illibata. E invece è da riscrivere. Tutta!
Opportunista perchè la verità è che per qualche recondito motivo ripongo maggiore fiducia nella storia di Moona. In tutta onestà, credo che sia semplicemente perchè è nuovissima. E perchè Moona è abbastanza stronza e bastarda da avermi rapito la testa. Credo sia abbastanza folle da poter piacere anche agli altri.
Però nelle streghe c'è Briseide. E anche lei è una con due palle ben più grandi di certi altri elfi che si aggirano per il mio romanzo con fare da super-eroi (povero Isaac, lo maltratto sempre). E poi Briseide ha ancora tanto da dare. E poi Lui...il nuovo villain. Anche lui non è da sottovalutare. Il connubio Briseide-nuovo villain è parecchio intrigante per me. E poi c'è Sagridal, la mia nuova ambientazione. Un sacco di ingredienti, ma non ho ancora scritto nero su bianco la ricetta.
Mi sa che lascio un po' Moona...e riprendo le streghe. Già ne ho fatta fuori una, non vorrei che se la prendessero ;) .
Bene, ho vaneggiato abbastanza. Scrivere aiuta ad autoconvincersi. Funziona sempre. Scrivendo mi sono convinta a fare cose ben più difficili che riprendere una storia nella quale ho perso fiducia (ma non stimoli e idee). Io poi mi chiedo che cacchio lo pubblico a fare sto post che non capirebbe manco mia madre....Ma, chi se ne frega.

lunedì 29 dicembre 2008

Se potessi, risponderei così.

Difendere una cosa che non esiste è inutile. Pagare per difendere una cosa che non esiste è stupido. Perchè cavolo hanno inventato il garante della privacy? Garante de che? Cos'è la privacy? Anche oggi, come ogni santissimo giorno, di fronte al modulo della privacy i clienti mi hanno posto la fatidica domanda:
"E se non firmo che succede?"
"Ti vengono a prendere gli alieni e ti fanno uscire le budella dal culo " è quello che vorrei rispondere ogni volta. "Ma che cazzo cambia firmare o non firmare? Pensi di essere al sicuro se nel mio desktop compare un pop-up rosso e minaccioso con scritto privacy negata ogni volta che apro la tua scheda? E poi, al sicuro da cosa? Cos'hai da nascondere? Evadi le tasse? Certo che le evadi, bastardo. Io lo so. Lo vedo come muovi il tuo conto corrente, cosa credi? Non sono idiota. Lo vedo che ti fai un assegno circolare da 50,000 euro il 29 dicembre di ogni anno che Dio manda in terra. Lo so che i 50,000 euro torneranno beffardi sul tuo conto il 2 di gennaio. E' questa la tua privacy? O la tua privacy significa non mettere le telecamere nei vicoli della prostituzione? Hai paura che tua moglie lo venga a sapere, che violenti ragazze che hanno l'età di tua figlia? E che cazzo vai a fare in Thailandia tre mesi l'anno? Con che soldi ci vai? Con quelli che non denunci sul tuo 730? Internet. Che privacy vuoi su internet? Sei on-line col mondo, amico. Non c'è privacy sul web. Come dici? Frega un cazzo se ci tieni alla tua privacy di merda. Fa che io ti trovi sui siti dei pedofili, e pregherai che gli alieni ti vengano a prendere davvero. E dammi le tue impronte digitali, e quelle dentarie e anche quelle dei tuoi schifosi occhi che indugiano sulle bambine thailandesi. Perchè se un giorno trovo le tue impronte di merda sul corpo di un bambino farò impallidire Lucifero con il trattamento che ti riserverò. Niente privacy. La privacy non esiste. Ah, ritieni che io possa abusare delle informazioni private che ti riguardano. Certo che ne abuserò! Il mondo deve sapere che sei feccia. Non preoccuparti della privacy altrui, non saranno i mini-evasori a fare le spese della mancanza di privacy. Nè quelli che hanno qualche vizio di troppo. Ma soprattutto non saranno quelli che non hanno nulla da nascondere a rimetterci. Saranno i bastardi come te a scoprire quanto è importante la mancanza di privacy. Gli altri, non hanno nulla da temere. Un'altra cosa, amico. I tuoi foulard di merda che mi porti ogni anno dalla Thailandia te li puoi tenere. Puoi usarli per impiccarti".
Ecco, ovviamente non gli ho risposto così. Ho sorriso, e gli ho spiegato che non ha nulla da temere, la firma è indispensabile solo per contattarlo in caso di qualche azione commerciale.
So che nessuno sarà d'accordo con me, ma non me ne frega niente della privacy. Penso davvero che la privacy non esista, che il big brother ci segua, se non sempre, molto spesso. Ma a me non importa. Vorrei solo che il big brother prendesse il bastardo e lo sbattesse a marcire in galera. Coi suoi stramaledetti foulard.

domenica 28 dicembre 2008

Pink ha ragione...

a un certo punto bisogna smettere di essere vittime della propria infanzia.

sabato 27 dicembre 2008

Stregonerie

Credo che agli uomini non sia rimasto ormai quasi più nulla di magico. A parte la musica in tutti i suoi aspetti. La musica è davvero qualcosa di speciale, senza definizione: un linguaggio universale (surclassato forse solo dai malefici smiles). Quando parlo di musica, non intendo solo quella strumentale. C'è chi con la voce fa cose straordinarie ( vero Paoletta?). Non tutti sono in grado di riprodurre una bella melodia, ma tutti sono in grado di esprimere un parere (del tutto personale) su quanto ascoltato. Quand'è che una canzone, una sinfonia o qualunque altro tipo di componimento ci "piace"? Di solito quando è orecchiabile. In ogni caso, però, ci deve emozionare. O divertire. Comunque ci sono musiche in grado di influenzare il nostro umore, anche se, credo, spesso si abbia la tendenza ad ascoltare musiche che rispecchiano lo stato d'animo. E' pur vero che ogni tanto mi girano le scatole, oppure sono tesa o annoiata e metto su MTV. Se sono molto fortunata trovo la canzone giusta e la mia luna si raddrizza. C'è qualcosa di magico, in questo. O quantomeno di mistico. Anche certi libri hanno uno strano potere. Però la musica è più immediata, anche se forse i suoi effetti sono più brevi. Ho un buon rapporto con la musica. Tendenzialmente ascolto canzoni incazzose, soprattutto quelle cantate da donne. Il chè probabilmente è solo la prova che la tendenza dell'essere umano è quella di accompagnare il proprio stato d'animo con qualcosa che lo rispecchi. Ma quando scrivo e ho bisogno di tagliare fuori dal mondo tutto e tutti, allora sono sempre voci forti e sicure con canzoni dalla melodia poco violenta ad accompagnarmi. Funziona.
Probabilmente c'è qualcosa di particolare anche nella matematica, ma di questo magari parlo un'altra volta. Su sta cosa devo schiarirmi le idee perchè non mi ci sono mai soffermata abbastanza. Certo è che se alcune menti "particolari" trovano rifugio nella matematica un motivo ci sarà. A questo proposito Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte può essere un buon esempio di quello che intendo.

giovedì 25 dicembre 2008

Fiaba: la princiFessa Giulia nel regno di Web

Dopo anni di pestilenza, finalmente la princifessa Giulia poteva affacciarsi alla vetrata della sua torre e osservare il regno che proliferava vivace. Ma la princifessa si annoiava assai, e guardava con crescente curiosità la foresta che si estendeva rigogliosa oltre il confine.
La foresta dell'Oscuro Signore del Web è troppo pericolosa per te - l'aveva avvertita il Principe Azzurro. Ma la princifessa non gli diede retta, e s'addentrò incurante dei pericoli.
Era davvero un regno incantevole, apparentemente sicuro, dove poter filosofeggiare in pace senza nessun timore. Dopo poco però il sentiero si fece sdrucciolevole, e Giulia cadeva ogni tre passi. Si stava già arrendendo, aveva quasi voltato le spalle al cuore della foresta quando un canto dolce raggiunse le sue orecchie. Di nuovo la curiosità la portò ad incamminarsi verso l'ignoto. Vide una carrozza bianca, arrugginita e inutilizzabile. La princifessa la riconobbe subito: era un vecchio modello denominato 500, costruito secoli prima dallo Stregone FIAT. Quest'ultimo era stato cacciato dal regno di Giulia, perchè inetto nella costruzione di qualunque mezzo di trasporto. Accanto alla carrozza scassata, una druidessa dalla folta chioma riccia e corvina cantava con lo sguardo triste.
Ciao - la salutò la princifessa - che ti è successo? -
Sono rimasta a piedi, la carrozza si è guastata di nuovo e non ho il denaro per aggiustarla. Non so come tornare a casa -
Se mi farai da guida nell'attraversare la foresta - rispose Giulia - ti porterò nel mio regno, dove la mia carrozza rossa modello Matiz, appositamente costruita dallo stregone Daewoo, ti porterà dove desideri -.
La druidessa, di nome Paola, accettò di buon grado. Le due donne s'incamminarono di nuovo, ma il sentiero s'interruppe e subito si persero. Caddero nelle sabbie mobili di blog e rischiarono di non uscire più. Per fortuna comparvero due Cavalieri dell'ordine della mela di Mac che le aiutarono portandole in salvo.
Il mio nome è Eleas - disse uno.
Gentile cavaliere - disse la princifessa - come posso ringraziarti? -
La mia passione sono le stelle, ma tu, princifessa, non me le puoi regalare -
- Non preoccuparti giovane cavaliere, nel mio regno abbiamo abili stregoni che lavorano alla costruzione di oggetto che ti permetterà di vedere tutte le stelle dell'universo -
E la princifessa segnò su un block notes di regalare al più presto un telescopio ad Eleas.
Il mio nome è Valberici - disse l'altro cavaliere. Giulia notò che il cavaliere aveva lo sguardo animato da una certa amarezza, ma non volle indagare.
Per te, cavaliere, ho un bel regalo nel mio regno. Gli gnomi della Grappa Bianca hanno creato una pozione che ti regalerà molta allegria. Ma non abusare della Grappa dei miei gnomi, perchè a dosi eccessive può esserti dannosa -.
E Giulia segnò sul suo block notes di fornire a Valberici una cassa della migliore grappa dei suoi gnomi. La princifesa proseguì nel suo viaggio nel regno di Web sempre accompagnata dalla druidessa canterina. Ad un certo punto incontrarono un ragazzo vestito di bianco, che attendeva invano il suo amico Tommaso.
Sono l'imperatore bianco di castel oricalco - si qualificò - siete penetrate nella mia terra e ora sarete punite dai cavalieri del guanto nero che vi prenderanno a mazzate -.
Ma la druidessa sfoderò le sue doti di ammaliatrice, accattivandosi l'imperatore bianco. Nella foresta la princifessa e la druidessa incontrarono molte persone interessanti: la regina Thirrin, la danzatrice Viola, il gorilla Sandrone e il gentile cavaliere jedi delle copertine di nome Paolo Babieri. Quest'ultimo fu particolarmente paziente con le due ragazze, che si presentarono a lui come un'unica identità confondendolo al limite della pazzia. Ma il cavaliere jedi fu molto saggio e non le fece rapire dagli omini verdi. Quando ormai la foresta si diradava, la princifessa e la druidessa canterina si trovarono in un buio e tetro antro, pieno di teschi e intriso dell'odore del sangue. Era l'antro di Mad Dog, il fido amico e demone dell'imperatore bianco. Ma Mad Dog era affamato, s'infischiò degli ordini del sui imperatore e si mangiò le due avventuriere.
Questo comportò gravi scompensi al web: il povero Valberici dovette sostenere il mutuo della princifessa Giulia che aveva acquistato a rate il suo castello; Mad Dog non fu in grado di digerire il pasto a base di druidessa e princifessa causando un terremoto che sconvolse tutte le terre di blog e di castel oricalco; Thirrin vide la sua locanda andare in fumo, colpita da un metorite che non fu avvistato in quanto nessun telescopio fu regalato ad Eleas dopo la morte di Giulia. Persino il cavaliere jedi delle copertine non potè nulla contro il caos che si creò nella Foresta dell'Oscuro Signore del web, e i suoi omini verdi fecero saltare tutto in aria con un raggio multicolor.

THE END

Quando il Natale non è buono.

Girovagando sul web mi sono resa conto che a volte il Natale non è un momento felice. Qualcuno ha perso una persona cara, e non importa quanto tempo sia passato: ci sono cose che non si possono accettare in tempi brevi. O che non si possono accettare mai. Ma ci sono molti motivi per cui il Natale può non essere buono. Per me, questo, è finalmente un felice momento. Ma se torno indietro, mi accorgo di aver infilato una serie di tragedie natalizie incredibili. Quante lacrime. Non ho vergogna di dire di aver provato disperazione in passato. C'è stato un Natale che non scorderò mai. E ora, mentre scrivo, piango ancora un po' perchè tanto nessuno mi vede. Quel Natale pensavo davvero che non ne saremmo usciti, che sarebbe giunta la fine in un qualche modo. Ma la fine non è giunta. Sacrifici, lavoro e ancora lacrime. Ma ne siamo usciti. Sono molto orgogliosa di questo. Ci sono voluti anni, però. Nel 2006 sembrava che finalmente le cose fossero più o meno sistemate. Invece, bastarda e cattiva, arriva una patologia cronica che mi colpisce il pancreas. A Natale, ovviamente. Due settimane di ricovero a digiuno completo, poi due mesi di day hospital assolutamente inutili. Dopo un anno e mezzo ne esco (o almeno mi libero dell'episodio acuto), anche se acciaccata. Il 2007 va meglio, ma questo 2008, costellato di crisi di ogni tipo, è tutto sommato andato bene. Il pancreas è stato buono, ho comprato una casetta da ristrutturare e, dulcisis in fundo, il web mi ha regalato un'amica. Paoletta: sei il mio regalo più bello, eh?
Comunque, durante questi tristi Natali del passato, non sopportavo che la gente mi dicesse: "Ti capisco". Perchè non è vero che la gente ti capisce. Perciò vi consiglio di non dirlo, a meno che davvero non abbiate passato una situazione in tutto e per tutto uguale al vostro amico.
Però un abbraccio, una frase d'incoraggiamento, un augurio sincero e, perchè no, una preghiera sono sempre ben accetti dalle persone che stanno male.

mercoledì 24 dicembre 2008

Buon Natale

Originale come titolo, eh? Ma io devo conservare la fantasia per i miei romanzi...cercate di capire!
Va bene, siamo seri: un augurio sincero a chi è passato da qui, a chi ci passerà e a chi non sa neanche che esisto. A tutti coloro che hanno un sogno: spero che sotto l'albero lo troviate realizzato. A tutti coloro che sono soli: spero troviate qualcuno che vi sostenga. A tutti coloro che ogni volta pensano di non farcela: se ce l'avete fatta finora, ce la farete ancora, non molltate.
A tutti quelli che.....................AUGURI!

martedì 23 dicembre 2008

Saggi consigli altrui

Oggi ho trascorso 5 ore e mezza con Paola. Siamo state bene. Fondamentalmente abbiamo fatto tre sole cose:
1 - mangiare il budino al cioccolato preparato dalle mie manine stamattina
2 - sistemare l'account di facebook (Paola ha solo un palmare vecchio come Noè e non poteva farlo senza l'ausilio del mio fantasmagorico pc)
3 - girare per librerie e fumetterie.
Poi, ora, con la panza piena di formaggio e polenta, sto riflettendo sulla quantità immane di libri che ho letto nella mia vita. Ricordo che a un certo punto non avevo più spazio per tenerli in casa. Avevo 13 anni. Li ho dovuti vendere. Mi hanno dato tipo 1000 lire per ogni volume. Alla fine avevo messo su un bel gruzzoletto, perchè i libri erano davvero tanti. Sto pensando ai titoli di quei libri. Se mi ci metto me ne potranno venire in mente 15 o 20, non di più. Perchè così pochi? All'inizio mi dicevo che era perchè gli altri non mi avevano lasciato abbastanza, che non mi avevano colpito. Bugia. Io ho adorato ogni libro che ho letto. Anche quelli che non mi sono piaciuti (tipo Cell o La solitudine dei numeri primi) mi hanno lasciato qualcosa. Ma io ne ricordo pochi. Mi sono strafogata di libri. Li ho letti con avidità. E' come quando mangi in fretta, buttando giù un boccone dietro l'altro senza tregua. Alla fine sei sazio, ma non hai assaporato il cibo, non ne hai avvertito davvero il gusto. Coi libri è la stessa cosa. Ogni libro ha un tempo, bisogna lasciargli il suo spazio perchè ti possa entrare dentro, fino a possederti. E allora per un po' devo ascoltare i consigli di chi si è concesso questo tempo, leggendo i libri per il piacere di farlo e non per il "bisogno" di farlo. Ecco, oggi ho cercato solo i libri che mi ha consigliato una persona. Non li ho trovati tutti. Ma forse è meglio così. Per un po' mi dedicherò a questo Gaiman e al suo "Nessun dove". Lascerò a questo romanzo il tempo che serve. Perchè leggere adesso è un piacere e non più un'impellenza vitale per fuggire da tutto ciò che non va. Poi da qualche parte troverò il primo volume di Sandman (in fumetteria avevano solo il 3°, 5°, 7° e 8°). La Carey è prenotata alla Feltrinelli. Ognuno avrà il suo spazio.

lunedì 22 dicembre 2008

Finali.

L'intervento di Viola e Yrechan nell'altro post mi hanno fatto riflettere sul valore del fumetto e sull'evoluzione che lo stesso ha avuto negli ultimi anni. Il mio preferito è sempre stato quallo degli x-man, alimentato non poco dalla mia preferenza per il personaggio di Rogue. Ma ne ho letti molti, ultimamente ho preso in mano Ynuyasha (che probabilmente non si scrive così ma ce semo capiti, no?). L'ultimo numero è uscito pochi mesi fa. Mi sono resa conto che molte storie vanno avanti per anni ( o decenni), e poi cascano sul finale. Tipo Ranma 1/2 (stessa autrice di Ynuyasha). Allora, io capisco che dopo 15 anni che parli di sto poveretto che non può farsi una doccia senza cambiare sesso la vuoi fare finita, ma allora falla finita sul serio, no? Non dico altro perchè magari c'è chi non l'ha letto tutto. Ynuyasha un po' meglio, diciamo che si capische che fine fanno quasi tutti i personaggi.
Fumetti quali Batman e x-man non si pongono il problema del finale perchè andranno avanti in eterno, ben oltre quella che è la comprensione umana di eternità.
Libri. Anche qui casca un bell'asino. C'è chi coi finali è negatissimo. Dan Brown, ad esempio. I suoi finali sono al limite del ridicolo, rasentando l'hollywoodianità più scadente. Terribile.
Stephen King. Io adoro quest'uomo e i brividi che in passato mi ha regalato. Ultimamente molto meno, ma tutti dicono che con Duma Key il Re è tornato. E infatti quel volumne si erge fiero e impettito sul comodino. Dont't worry, Stephen, sei il prossimo sulla lista, dopo Licia Troisi. Però anche King ogni tanto (non proprio sempre, dai) sul finale fa un bello scivolone. The cell ad esempio. Che cacchio di finale è? Che poi quel libro è orrendo dall'inizio alla fine, quindi il finale è solo il sigillo al più brutto libro mai scritto dal re.
Ann Rice. Se io potessi decidere la scrittrice a cui rubare il talento sceglierei lei. Lei, UNICA (sì, sono convinta che sia l'unica scrittrice donna) a saper scrivere qualcosa di erotico in maniera decente, ivi comprese un orgasmo. Con l'Ora delle streghe, l'ho consacrata dea dell'Olimpo degli scrittori. Però il finale (è una saga, perciò mi riferisco all'ultimo volume, e non all'ora delle streghe) mi è cascata anche lei, ma non rovinosamente.
La solitudine dei numeri primi. Preparate i pomodori perchè su questo libro sparo sempre a zaro. Solita furbata all'italiana. Un sacco di temi importanti, tutti gettati lì a mo' di esca per il lettore, e poi messi da parte per far spazio a lla vicenda successiva. Sul finale io non ho parole: mi sta bene che tu, Giordano, volglia tenere aperta la porta in caso di nuovo ricchissimo contratto con la Mondadori, ma lo devi fare in modo serio. Non prendere in giro il lettore. Non siamo mica tutti scemi.
Potrei andare avanti ancora molto, ce n'è parecchio da dire. Un libro con un finale vero? Mah...HP, alla fine, può non piacere ma la vicenda è oggettivamente conclusa. Ci mancherebbe: 7 libri e 10 anni di attesa!

domenica 21 dicembre 2008

Epica vs Fantasy

Un poema epico è un componimento letterario che narra le gesta, storiche o leggendarie, di un eroe o di un popolo, mediante le quali si conservava e tramandava la memoria e l'identità di una civiltà o di una classe politica. Il termine epica significa parola. L'epica narra in versi il mythos, cioè il racconto di un passato glorioso guerre, avventure.

Fantasy è un termine, mutuato dalla lingua inglese, con il quale si indica un genere letterario, nato nell'ottocento, i cui elementi dominanti sono il mito e la fiaba. Al contrario della narrativa fantastica tout court, che affronta l'intrusione vera o supposta dell'elemento fantastico nella nostra realtà, il fantasy descrive mondi o dimensioni immaginarie completamente avulse dal nostro mondo.

Queste le definizioni che troviamo sparse per il web, ma anche nelle enciclopedie e nei dizionari. Orbene, la parola mito compare in entrambe le definizioni. Quindi? C'è o non c'è un legame tra i due generi?
Io, che posso senza difficoltà definirmi un "nessuno" (ma anche Ulisse, per svignarsela dal Ciclope, si definì così ;) ), ritengo che siano l'uno l'evoluzione dell'altro. Per ora mi fermo perchè potrei andare avanti per pagine e pagine. Ditemi un po' che ne pensate e poi vediamo cosa ne salta fuori.

sabato 20 dicembre 2008

Prigionia

Leggendo il post di Licia Troisi mi è venuto in mente che anch'io da qualche parte, ho un sacco di diari di quando ero più piccola. Ne ho ritrovato uno, e l'ho sfogliato. Ho trovato un'adolescente con dei problemi, eternamente in sfida col mondo, eternamente alla ricerca di una vittoria. Perchè per i primi sedici anni di vita tutto ciò che non dipendeva da me, era uno schifo. Andava tutto male, tutto. Pochi soldi, anzi pochissimi, una casa che era poco più che una catapecchia, un padre inesistente, una mamma che si spaccava la schiena 12 ore al giorno per poi tornare a casa sfinita e nervosa. I nonni, l'unica ancora di salvezza. Ma erano malati, e se ne sono andati che ero troppo giovane. Mi restava una sola possibilità per uscirne: avere successo. E così ogni cosa che facevo era una lotta per arrivare in vetta. Mi accorsi che nello sport ero brava ma non abbastanza, perciò mi rimaneva lo studio. Alle superiori scoprii il metodo giusto, e macinavo bei voti senza troppa fatica. Le mie vittorie erano facili in quasi tutte le materie, a parte in matematica. Ce la facevo anche lì, ma non ero il top. Io volevo essere il top, perchè uscita dalle superiori dovevo trovare un lavoro che potesse sostenere sia me che mia madre. Nel frattempo la famiglia che ormai non era nemmeno una facciata si era sfasciata completamente, e fu quasi un sollievo. Grazie Dio nella porta accanto abitava mia cugina Astrid, una che la miseria la conosce anche meglio di me. Ogni santo giorno ci trovavamo in quella specie di cortile interno, e con la massima serietà imbastivamo il piano in base al quale saremmo scappate di casa appena possibile. Nel frattempo lei abbandonava gli studi e s'immischiava in compagnie poco raccomandabili, e io perseveravo nel raggiungere il diploma col massimo dei voti. Era talmente evidente che sarei uscita con 100/100, che passavo più tempo ad aiutare i compagni che a studiare. Ero ben accettata dalla mia classe, ma per nulla popolare. Ero un'ombra nell'istituto: una delle tante. Perchè a quell'età non importa la pagella, devi essere brillante e bella. Fatto sta che intanto scrivevo. Nel diario non ci sono molti riferimenti alla vita reale. Scrivevo un sacco di storie inventate, quasi tutte grottesche e macabre, con la morte al centro di tutto. Però ad un certo punto ho trovato questa:

Quella piccola lacrima, simbolo della mia solitudine, scivola sul mio volto rigando le guance.
Gli occhi bruciano ma non riesco a fermare il pianto, che sgorga come un'emorragia di dolore.
Sola.
Nessuna porta. Nessuna via d'uscita.
Solo quella fessura dalla quale mi spia la luna.
Sembra quasi capirmi.
Anche lei è prigioniera, come me.
Sono circondata da queste mura, e non posso uscirne.
La luna è prigioniera di quel cielo stellato, e sa che non potrà mai separarsene.
La sua prigionia appare ai miei occhi quasi come una liberazione.
Per un momento vorrei raggiungerla.
No, non ci andrò. Resterò tra queste quattro mura.
Non ho bisogno del cielo stellato.
Preferisco restare nella mia prigione, perchè qui posso ancora vedere qualcosa che la luna non vedrà mai:
la luce.

La prigione è un parola che si ripete molte volte, ma io non ho corretto, perchè esprime benissimo il modo in cui mi sentivo a quell'età. Però, in fondo, ho sempre saputo che ne sarei uscita. E alla fine sto vedendo la luce.